Roma, Sabella e un’anomalia tutta italiana: tornerà a fare il magistrato
Che gran paese è l’Italia. Almeno per alcuni. “Mi pare che sia abbastanza chiaro: io lunedì torno a fare il magistrato”. Alfonso Sabella ha chiaro il futuro. Almeno il suo. È un quasi ex assessore. Che perciò tornerà a fare il magistrato. Perché lui quello era. Prima della chiamata. Prima della con-vocazione. Prima, insomma, che il funambolico Ignazio lo convincesse a spendere il suo tempo per occuparsi di legalità nella Capitale. Quasi ex, perchè le dimissioni dalla Giunta di Ignazio Marino il buon Sabella le formalizzerà solo all’inizio della prossima settimana. Quisquilie romane. Ma vuoi mettere? Del resto Sabella era appparso così effervescente ai microfoni di Sky TG24: “Mi consenta la battuta, – gigioneggiava – avevo già pagato la ditta di traslochi perché venisse a portar via gli scatoloni”. Che gran paese è l’Italia. Lui, assessore alla Legalità del Comune di Roma, che si accinge, di fatto, ad eseguire l’ordine di scuderia del Pd. Lui, così deciso e determinato nell’aggredire il malaffare in ogni sua forma che, infine, risponde con una sorta di “obbedisco” al richiamo di Renzi e Orfini. Perchè Marino è sì un bravo ragazzo, ma è tanto naif. E a Matteo, anzi ai due Matteo (Renzi e Orfini, appunto) non si può certo dire di no. “…A questo punto è arrivato il momento che cessi l’anomalia di un magistrato in giunta” ha concluso perciò l’assessore Sabella. Perchè, già, il magistrato tale deve essere e quello deve fare. Altrimenti è una anomalia. Gran paese l’Italia. Dove vige la possibilità dell’anomalia. Che infatti non è una regola e non è per tutti. Ma che insomma, consente ad alcuni, giusto ad alcuni però, di fare quel che gli pare. Di andare e di tornare. Di amministrare dapprima la giustizia, di amministrare dopo la Capitale e di amministrare di nuovo la giustizia. Fino alla prossima chiamata. Che produrrà la successiva anomalia. Che gran gran paese è l’Italia. Almeno per alcuni.