Russia e Ucraina non potranno mai amarsi: lo insegna la storia di Bandera
Il 15 ottobre 1959 veniva assassinato a Monaco di Baviera Stepan Bandera, patriota ucraino antisovietico attivo durante la Seconda Guerra Mondiale e nel dopoguerra. Bandera, galiziano nazionalista, fu ucciso dal Kgb di fronte a casa sua, al terzo piano di un condominio in Kreittmayrstraße n. 7, con una singolare pistola che sparava vapore di cianuro. Lo uccise un altro ucraino, ma di origine polacca, responsabile degli omicidi di altri patrioti ucraini. E dire che Bandera era estremamente prudente: aveva sei appartamenti a disposizione, li cambiava quasi ogni giorno, aveva una guardia del corpo, che era appena andata via ed era armato. Ma Bohdan Stachynskyi lo attese proprio sul pianerottolo e per Bandera non ci fu scampo, anche perché i due si conoscevano dai tempi dell’UPT, l’Esercito insurrezionale ucraino. La figura di Bandera è ancora oggi molto controversa: a lui sono dedicate statue, francobolli, e l’ex premier Yuschenko lo fece eroe nazionale. Le sue effigi erano alla piazza Maidan di Kiev durante le manifestazioni patriottiche. Putin dice che è un criminale, e i suoi seguaci li chiama con disprezzo banderovcy, e così fanno i russofoni e russofili ucraini.
Stalin perseguitò ferocemente l’Ucraina
In realtà, oggi in Ucraina la maggioranza della popolazione vede Bandera come un eroe, un patriota, e solo la minoranza russa e polacca pensa sia un criminale. La storia è complessa, perché va ricordato che l’Ucraina dal 1917 era sotto il tallone dell’Unione Sovietica, e Stalin con loro ci andò molto molto pesante: mezzo milione gli ucraini messi a morte per motivi politici, e altri quattro milioni fatti morire di fame scientemente dai comunisti sovietici: ancora oggi, il secondo sabato di novembre, gli ucraini ricordano la giornata dell’Holodomor, la morte per fame voluta da Stalin nel 1933-34 per punire il popolo ucraino. Per questo, quando scattò l’operazione Barbarossa, l’invasione dell’Urss da parte della Germania nazista, quasi tutti gli ucraini, e Bandera tra questi, videro i tedeschi come dei liberatori dal giogo sovietico. Trentamila ucraini andarono volontari nella divisione SS Galizien, altri 150mila combatterono contro i sovietici per la loro libertà. Ma presto fu chiaro che i tedeschi, quand’anche avessero vinto la guerra, non avrebbero concesso mai l’indipendenza all’Ucraina, ma Stepan Bandera considerò sempre i nazisti un male minore rispetto ai comunisti. Per questo oggi dalla Russia vengono accuse di nazismo per lui.
In Ucraina si celebra ancora oggi l’Holodomor, la morte per fame
Bandera ebbe l’intera famiglia uccisa parte dai tedeschi e parte dai polacchi. Dopo che ebbe combattuto con i tedeschi contro i sovietici, il 30 giugno 1941 proclamò l’Ucraina indipendente e dichiarò che essa sarebbe stata alleata della Germania. Coordinò numerose e durissime operazioni contro polacchi, ebrei e russi. Tra l’altro, nel 1934 Bandera era stato condannato a morte per il tentativo di assassinio del ministro dell’Interno polacco, attentato compiuto per la questione della Galizia, contesa anche dalla Polonia. Nel 1939 però fu liberato dai nazisti. Ma questo non bastò ai tedeschi, che non si fidavano: fecero arrestare Bandera e lo portarono a Berlino, dove tuttavia il regime di prigionia era piuttosto blando. Nel 1944, però, ci ripensarono e chiesero a Bandera di organizzare atti di sabotaggio e di guerriglie contro i sovietici operando con l’Esercito insurrezionale ucraino. Cosa che Bandera fece sino alla fine della guerra. Molti altri nazionalisti ucraini continuarono la guerriglia contro i sovietici anche nel dopoguerra, pagando il loro indipendentismo con repressioni sanguinose. E da Monaco, dove era andato ad abitare, Bandera preparava l’X-Day ucraino, quando il Paese si sarebbe ribellato all’Urss. Ma quel giorno però non venne mai. L’Occidente insomma lo utilizzava per le azioni di sabotaggio in Ucraina, e l’Urss da parte sua non si dimenticò mai di lui. La moglie e i figli di Bandera subito dopo la morte di Stepan emigrarono in Canada, a Toronto, dove oggi vivono ancor ai suoi discendenti. Oltre ai monumenti nell’Ucraina occidentale, a Bandera è anche dedicato un museo a Londra, che però si può visitare solo su appuntamento. Quando fu ucciso, aveva 50 anni. Un proverbio ucraino recita: «Gli eroi hanno tutti le mani sporche di sangue».