Scandalo in Brasile: la presidente rossa ha truccato i conti dello Stato
La Corte dei conti federale (Tcu) brasiliana ha respinto all’unanimità le spese effettuate nel 2014 dal governo di Dilma Rousseff. Secondo i giudici, l’esecutivo avrebbe infranto la Legge di responsabilità fiscale facendo pagare alle banche pubbliche importi che spettavano allo Stato. È la prima volta, tranne un precedente nel 1937, che il Tcu rigetta i conti di un presidente della Repubblica da quando l’organo di giustizia è stato fondato, nel 1890. La decisione finale sulla regolarità o meno dei conti pubblici presentati dal governo spetterà ora al Parlamento. La decisione della Corte potrebbe portare ad una possibile destituzione della presidente in carica del 2011.
C’è anche l’indagine sulle spese pazze della presidente del Brasile
Non è la sola tegola per la presidente rossa, erede di Ignacio Lula da Silva. Il Tribunale superiore elettorale (Tse) brasiliano apre oggi un fascicolo sulla regolarità della campagna elettorale della presidente Dilma Rousseff, confermatasi per un secondo mandato quadriennale a ottobre 2014. Lo rende noto il quotidiano “Folha de S.Paulo”, secondo cui è la prima volta che la Corte avvia un’ “Azione di impugnazione di mandato elettivo” (Aime) – prevista dalla Costituzione ma mai usata – contro un capo di Stato già in carica. Le indagini – che riguarderanno anche il vicepresidente, Michel Temer – saranno iniziate su richiesta del principale partito di opposizione, il Psdb (centro-destra), e mirano ad accertare se la campagna di Rousseff abbia usufruito di fondi deviati dal colosso statale del petrolio, Petrobras, a sua volta al centro di un’inchiesta riguardante una vasta tangentopoli. Sul fronte dei conti economici le cose non vanno meglio. L’inflazione continua a far paura in Brasile: l’indice dei prezzi al consumo (Ipca), misurato dall’Istituto nazionale di geografia e statistica (Ibge), è passato dallo 0,22% di agosto allo 0,54% di settembre, secondo i dati ufficiali divulgati stamane. Su base annuale, il tasso accumulato è di 7,64%, il più elevato per il periodo dal 2003, quando raggiunse quota 8,05%. In 12 mesi l’aumento è invece stato del 9,49%, ben oltre il tetto massimo stabilito dal governo e pari al 6,5% annuo.