Senato, riforma in discesa. La minoranza dem ritira gli emendamenti
Sulle riforme al Senato si va avanti a tentoni. Ma si va avanti. Nel Pd sembra ormai si siano sciolti i nodi più spinosi che dividevano renziani e minoranza che, come ha annunciato Miguel Gotor, ha ritirato gli emendamenti all’articolo 21. Insomma, c’è intesa sull’elezione del capo dello stato e sulle norme transitorie. A questo punto Lega, Movimento Cinquestelle e Fittiani hanno deciso di ritirare a loro volta gli emendamenti al ddl. Non tutti, per la verità. La tensione è alta. La lettera al Capo dello Stato annunciata dalle opposizione deve ancora partire. Forza Italia, con il capogruppo Paolo Romani, ha ribadito che “l’intenzione è quella di firmarla tutti insieme, se siamo ancora in tempo per farlo, altrimenti la inviamo da soli. In effetti, Sel e Cinquestelle rimproverano i forzisti di aver agevolato la maggioranza con il voto contrario ad un emendamento della minoranza Pd. Si sarebbe, quindi, persa l’occasione di mettere in seria difficoltà il governo. Poi, una volta raggiunto l’accordo nel Pd tra governo e miniranza dem sull’art.21 del Ddl Boschi, si è aperto uno scenario diverso.”Un fronte dell’opposizione non c’è mai stato: c’era una contestazione della metodologia usata da maggioranza e governo che ci univa. Null’altro”. Lo dice il capogruppo M5s al Senato, Gianluca Castaldi al termine di una riunione del gruppo sulle riforme. E “non c’è bisogno di una lettera al presidente, credo che Mattarella sia ben conscio di quello che sta accadendo sulla riforma” aggiunge il senatore che non crede al dialogo riaperto con la minoranza Pd: “Tutte le aperture nel Pd si sono dimostrate false ogni volta che siamo andati nel merito”.
Senato, scricchiola l’intesa tra le opposizioni
Dopo quello che è successo in Aula con Fi che ha votato insieme alla maggioranza contro l’emendamento Dirindin sulla deliberazione dello stato di guerra Sel non se la sente più di prendere parte al fronte comunque delle opposizioni. E’ questo quello che è emerso dalla riunione di gruppo di Sel che si è chiusa poco prima che riprendesse l’Aula. All’interno del gruppo, spiegano alcuni dei partecipanti, non c’è unità, manca “un convincimento comune nel partecipare a questo fronte delle opposizioni”. Ora, la presidente del Misto-Sel Loredana De Petris tornerà a incontrarsi con gli altri capigruppo di opposizione e si deciderà il da farsi. Si vedrà, ad esempio, come sarà la versione finale della lettera a Mattarella. “E se andrà bene anche a noi la sottoscriveremo, altrimenti no”, assicurano alcuni senatori di Sel. Se si fosse dovuta considerare come versione definitiva quella anticipata dalle agenzie, aggiungono, “avremmo dovuto metterla ai voti. Cosa che invece non è successa…”. Nel corso della riunione ci si è divisi anche sull’ interpretazione dell’atteggiamento di FI: “Incidente o segnale politico?”. La maggioranza dei senatori di Sel propende per il segnale politico. “Credo che noi di sinistra ecologia e libertà dovremmo differenziarci da Lega e M5S”, si aggiunge.