Strage di Capaci, il pentito La Barbera smentisce se stesso e “Repubblica”

12 Ott 2015 17:48 - di Francesca De Ambra

Aveva parlato di ministri collusi con la mafia corleonese nella terribile strage di Capaci, in cui rimasero uccisi il giudice Giovanni Falcone, la sua compagna Francesca Morvillo e quattro uomini della scorta, di incontri tra 007 e padrini, indicato luoghi e circostanze scegliendo come strumento della propria liberazione interiore il quotidiano La Repubblica. E invece non era vero niente: il collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera ha smentito in un interrogatorio quel che lui stesso aveva dichiarato nell’intervista non più tardi di un mese fa. Dichiarazioni pesanti, quelle rilasciate dal pentito. Dichiarazioni in cui La Barbera parlava di incontri del boss Totò Riina con ministri e generali, della presenza di uomini dei servizi segreti sui luoghi delle stragi e anche della presenza di componenti dei servizi segreti sul Monte Pellegrino quando venne ucciso l’ex parlamentare Salvo Lima.

La Barbera aveva parlato di incontri tra ministri e Totò Riina. Poi ha ritrattato

In poche parole tutto il grumo istituzional-politico-mafioso che fa drizzare le antenne ai pm, eccita i media e regala premi spesso immeritati a delinquenti efferati che ancor più spesso si prendono gioco degli inquirenti assecondando i loro teoremi a dispetto della verità. A rivelare che in quelle risposte rese a Repubblica non c’era nulla di verro, è stato lo stesso pm Stefano Luciani durante l’udienza del nuovo processo per la strage di Capaci in via di svolgimento davanti alla corte d’assise di Caltanissetta e che vede imputati Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Lorenzo Tinnirello.

A Capaci morirono Falcone, la moglie e gli uomini della scorta

Sulla scorta di questo clamoroso colpo di scena, il pm ha pertanto chiesto di non ascoltare La Barbera durante la trasferta a Firenze fissata dalla Corte per i prossimi 29 e 30 ottobre -giorni in cui è prevista pure l’audizione del neo-pentito Cosimo D’Amato – poiché verrebbe a mancare l’elemento di novità che ne giustificava una nuova audizione. Dal canto loro, i difensori degli imputati hanno poi chiesto di acquisire la registrazione audio dell’intervista e di ascoltare la giornalista che ha realizzato il servizio. La Corte ha respinto la richiesta dell’accusa decidendo comunque di ascoltare La Barbera  e ha disposto l’acquisizione della registrazione audio dell’intervista. Non verrà invece ascoltata la giornalista autrice del servizio.

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