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Transgender vuole andare nel carcere femminile: il giudice dice no

Transgender vuole andare nel carcere femminile: il giudice dice no

Esteri - di Ginevra Sorrentino - 30 Ottobre 2015 alle 16:03

Rinchiusa in un carcere maschile, aveva chiesto di poter scontare la pena nel reparto femminile di un istituto di detenzione o, meglio ancora, ai domiciliari, ma il suo ricorso è stato respinto. Il caso finito sotto i riflettori è quello controverso e combattuto di Tara Hudson, ventiseienne transgender inglese, che in primo grado ha riconosciuto la propria responsabilità in un episodio di aggressione e lesioni, ma che ora chiede di poter scontare la condanna in un penitenziario meno a rischio, o comunque, più consono, alla sua situazione.

Il caso della transgender inglese Tara Hudson

La sua causa ha motivato una mobilitazione pubblica che, stando a quanto riportato dalla Bbc, ha raccolto già 110.000 firme apposte in calce ad una petizione online. Un riconoscimento pubblico che va a sostenere il ricorso giudiziario presentato dalla difesa contro la sentenza che ha condannato la giovane e appariscente transgender inglese, a tre mesi di reclusione da scontare in un carcere maschile di Bristol. I suoi legali, a sostegno della richiesta avanzata, hanno denunciato il rischio di violenze sessuali e la madre di Hudson ha addirittura riferito di molestie già subite dalla figlia.

La richiesta di poter cambiare carcere

Ma tant’è: il giudice Llewelyn Sellick non ha avuto dubbi e non ha accolto eccezioni, pronto ad escludere qualunque attenuante semplicemente citando la pesante «fedina penale con i numerosi reati» commessi dalla Hudson, e aggiungendo come e perché spetti comunque alle autorità penitenziarie indicare la struttura in cui un detenuto è obbligato ad espiare la pena, dunque anche in questa dibattuta circostanza penale. Ma i supporter della causa della vistosa transgender inglese non si danno per vinti: e incassata la sconfitta giudiziaria, continuano imperterriti a raccogliere le firme per l’appello che invoca il diritto della Hudson al riconoscimento di un’identità femminile e, dunque, al transferimento della detenuta da una prigione per soli uomini a un carcere per donne… e transgender che ne fanno richiesta.

 

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30 Ottobre 2015 alle 16:03