Vendetta di Renzi contro CasaPound: 6 arresti per le proteste sugli immigrati
Avevano protetto donne e anziani malmenati che protestavano contro l’insediamento degli immigrati a Casale San Nicola, alla periferia di Roma, deciso da Franco Gabrielli. Ora 9 di quei ragazzi di CasaPound che quel 17 luglio scorso avevano affiancato, assieme a Fratelli d’Italia, i cittadini della zona che, esasperati si erano organizzati per bloccare i pullman che portavano gli immigrati nel nuovo insediamento deciso dal governo Renzi, sono stati raggiunti da provvedimenti restrittivi: 6 ai domiciliari, altri 3 con obbligo di firma con l’accusa pesante di resistenza aggravata da lesioni a 13 dei 14 agenti feriti negli scontri, lesioni a pubblico ufficiale, porto di oggetti ad offendere, nonché utilizzo di casco in occasione di manifestazioni in luogo pubblico. La maggior parte degli agenti feriti hanno riportato distorsioni alle caviglie guaribili in quattro-cinque giorni, solo uno degli agenti ha una distorsione a un ginocchio, con una prognosi di 20 giorni.
«A Casale – ricorda il leader di CasaPound, Gialuca Iannone – abbiamo difeso i diritti degli italiani, come facciamo ogni giorno nelle strade e nelle piazze di tutto il Paese. Se amare l’Italia e difenderla è un reato allora arrestateci tutti perché non ci fermeremo», avverte. Le immagini girate all’epoca sono inequivocabili. E mostrano donne e anziani strattonati, gettati a terra,calpestati. Immagini indegne di un Paese civile. Poi sedie che volano. E le violente manganellate degli agenti che si abbattono sui ragazzi di CasaPound inseguiti verso la pineta. Un errore clamoroso di chi, quel giorno, era chiamato lì a gestire l’ordine pubblico. Ordine pubblico, che, evidentemente, era sfuggito di mano ai funzionari di polizia.
«Sul campo in quel momento c’era il primo dirigente Adriano Lauro, il vicequestore che gestiva il reparto e l’ordine pubblico – ricorda l’avvocato Domenico Di Tullio, il penalista che si occupa della difesa dei ragazzi di Casapound raggiunti dal provvedimento della magistratura romana – Ma l’azione è stata orchestrata da Franco Gabrielli che sembra volesse vincere la resistenza degli abitanti e ha richiesto una azione di forza nei confronti dei residenti di San Nicola. Forse sul campo c’era qualcuno superiore al vicequestore». Va ricordato, peraltro, che il vicequestore Adriano Lauro è colui che gestì l’ordine pubblico in piazza Alimonda, quando fu ucciso Carlo Giuliani.
Le 9 ordinanze, eseguite dalla Digos di Roma sono state disposte dal gip Giovanni Giorgianni su richiesta del sostituto procuratore Eugenio Albamonte e fanno seguito ai due arresti eseguiti, fra cui quello del consigliere circoscrizionale romano Giorgio Mori di Fratelli d’Italia, nell’immediatezza del fatto quando la protesta pacifica organizzata dai cittadini affiancati da Casapound degenerò per la decisione di chi gestiva l’ordine pubblico di malmenare i cittadini che si opponevano al trasferimento degli immigrati nel nuovo sito deciso da Franco Gabrielli allestito in una ex-scuola. Fu lì che i ragazzi intervennero a difesa di donne e anziani malmenati finiti a terra in un caos indescrivibile. Ai 9 ragazzi raggiunti dal provvedimento i magistrati romani contestano l’uso di armi contundenti: sedie di plastica, un casco che vola nel parapiglia generale. E perfino un ombrello. Non certo bastoni, né coltelli né pistole.
In un filmato si vede, addirittura, il consigliere di Fratelli d’Italia, Giorgio Mori, che, nel parapiglia, tenta di aiutare una donna malmenata e caduta a terra. Cerca di aiutarla a rialzarsi ma viene cinturato da dietro, preso, portato via di peso dagli agenti che gli impediscono di aiutare la donna e gettato a terra. Il consigliere, con la camicia strappata dagli agenti, si rialza ma viene arrestato. L’arresto, tuttavia, non viene convalidato: le immagini sono talmente evidenti che è impossibile sostenere la ricostruzione delle forze dell’ordine.
«La verità? Siamo colpevoli di difendere l’Italia e gli italiani – commenta amareggiato Iannone – Quelli di oggi sono arresti liberticidi che ancora una volta arrivano “casualmente” nel momento in cui si aprono i giochi per la partita più importante per un Pd in enormi difficoltà, quella del voto per la Capitale».
I ragazzi di Casapound raggiunti dal provvedimento dei magistrati capitolini, peraltro, sono tutti giovanissimi, tutti incensurati, non hanno subito condanne e solo due hanno procedimenti in corso. Ora sono in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Ma appare chiara già da ora la sproporzione di un provvedimento cautelare giunto a distanza di tre mesi dai fatti e la cui esigenza è motivata con la reiterazione dei reati. La considerazione contrasta e stride con il periodo trascorso. In questi tre mesi fra gli incidenti e l’arresto nessuno dei ragazzi di Casapound coinvolto nella vicenda ha reiterato i reati. E questo già smentisce la ricostruzione fatta dalla magistratura.
Nelle immagini e nei numerosi filmati che girano sul web da quel giorno, peraltro, si vedono chiaramente i cittadini di Casale San Nicola e i ragazzi di CasaPound a mani nude, molti con le braccia alzate per contrastare, senza violenza, l’azione voluta da Gabrielli. «Ci sono tantissimi filmati e dagli stessi filmati si notano i ragazzi a mani nude», ricorda l’avvocato Di Tullio. Che rivela: «Ci sono altri filoni di indagine che vedono coinvolti gli abitanti, questo è solo uno stralcio». Insomma, a breve, potrebbero arrivare provvedimenti cautelari anche per le donne e gli anziani che si opposero al trasferimento degli immigrati nell’ex-scuola di San Nicola.
«Siamo a dir poco perplessi per la raffica di misure cautelari eseguite a Roma nei confronti di alcuni militanti di CasaPound – dice Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e Commissario della Lega Lombarda – Siamo perplessi per la tempistica di questi arresti, che arrivano nel giorno in cui la vacillante giunta Marino potrebbe andare del tutto al tappeto e nel giorno in cui ci sono nuovi arresti di funzionari nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale, quasi a voler spostare la ribalta mediatica e l’attenzione pubblica verso un altro bersaglio, ovvero i ragazzi di CasaPound. Vorremmo poi capire – aggiunge – perché il delinquente “no Expo” che lo scorso primo maggio ha aggredito a bastonate, il vicequestore D’Urso, cercando volutamente di fargli male e forse anche di ucciderlo, abbia patteggiato appena due anni e sia già libero di compiere nuove malefatte: vediamo se lo Stato sarà altrettanto di manica larga con questi ragazzi che, fino a prova contraria, non hanno cercato di spaccare la testa a nessuno».
«Qual è la colpa di CasaPound? – si interroga Iannone – Aver osato difendere le donne e gli anziani del quartiere dalle manganellate della polizia? Le innumerevoli immagini di quel giorno dimostrano senza ombra di dubbio quello che è accaduto: cittadini inermi a fare pacificamente blocco per non far passare i pullman e poliziotti pronti alla carica. Donne trascinate via a braccia per ordine di chi ha gestito ad arte l’ordine pubblico per provocare gli scontri. Cittadini terrorizzati da chi avrebbe dovuto difenderli e invece gli urlava in faccia “Vi ammazziamo”. A Casale ci siamo schierati al fianco dei residenti sopra le cui teste sono state prese da Gabrielli, con ostinazione da dittatore, decisioni assurde». Parole che richiamano, inevitabilmente, il clima politico attuale. Con un presidente del Consiglio illegittimo, insediatosi a palazzo Chigi senza essere legittimato dal normale percorso democratico ma imposto dal Quirinale. Lo scenario, pesante, di una democrazia sospesa dove le proteste vengono represse nel sangue. Dove chi si oppone viene arrestato. Sembra essere nella Turchia di Erdogan. E, invece, siamo in Italia ai tempi del governo Renzi.