Agguato ai caschi blu italiani in Libano: nessun ferito. L’Isis non c’entra
Una pattuglia di “caschi blu” italiani dell’Unifil, nel sud del Libano, ha subito un agguato di uomini armati, ma nessuno è rimasto ferito. L’episodio è avvenuto martedì ma si è appreso solo nella giornata di oggi. Non vi sono elementi che facciano pensare ad una responsabilità dell’Isis. Il portavoce della forza dell’Onu, Andrea Tenenti, ha parlato genericamente di “un incidente che ha coinvolto un mezzo Unifil del contingente italiano”, aggiungendo che sul fatto è in corso un’inchiesta. Il comandante dell’Unifil, il generale italiano Luciano Portolano, “condanna l’episodio insieme con le autorità libanesi”, ha aggiunto Tenenti. Fonti che hanno voluto mantenere l’anonimato hanno detto che l’agguato è avvenuto nei pressi di Naqura, vicino al confine con Israele, dove ha sede il comando della missione, che conta circa 10.000 caschi blu, di cui oltre 1.000 italiani. Un gruppo di uomini ha bloccato un blindato su cui si trovavano tre militari italiani e ha aperto il fuoco in aria con fucili mitragliatori, minacciando di sparare sui “caschi blu”. Il soldato italiano che si trovava alla mitragliatrice sulla torretta ha usato solo la pistola per sparare prima in aria e poi davanti ai piedi degli aggressori intimando loro di fermarsi, come vogliono le regole d’ingaggio. Ma visti vani i tentativi, i caschi blu si sono rinchiusi nel blindato. Gli assalitori sarebbero quindi saliti sul mezzo e si sarebbero impadroniti della mitragliatrice prima di fuggire. L’area in cui è avvenuto l’episodio vede una forte presenza di miliziani sciiti di Hezbollah, che controllano il territorio rendendo quindi molto difficile un’infiltrazione di terroristi sunniti dell’Isis o di Al Qaida.