Ancona, la pistola per l’omicidio acquistata da un immigrato albanese
La pistola con cui ha sparato ai genitori della sua fidanzata l’avrebbe acquistata per 450 euro, da un immigrato albanese in piazza Cavour ad Ancona, in pieno centro.
Antonio Tagliata, reo confesso per l’omicidio di Roberta Pierini e il ferimento del marito di lei Fabio Giacconi, nell’interrogatorio dopo il fermo, ha ricostruito quella che è la sua verità sul duplice delitto. Con l’arma, Antonio ha detto di aver comprato anche i caricatori, per un totale di 86 proiettili, gettati, poi, in un cassonetto della spazzatura insieme alla pistola dopo la sparatoria.
Il 7 ottobre, questa la ricostruzione fornita da Antonio agli inquirenti, si è incontrato con la fidanzata alle 12, alla fermata dell’autobus di piazzale Europa. Insieme sono andati in via Crivelli 9, l’abitazione dei Giacconi, e, nell’atrio, Antonio avrebbe tirato fuori la pistola porgendola dalla parte del calcio alla sedicenne, e dicendole «sparami tu..». Lei avrebbe allontanato l’arma e avrebbe detto «andiamo di sopra a chiarire con i miei». Di lì a poco la tragedia.
Ma che fosse già stato tutto deciso, non sembra esserci più dubbio. Nella cameretta di Tagliata i carabinieri hanno sequestrato un biglietto con scritto «confesso l’omicidio di Roberta Pierini e Fabio Giacconi», e due lettere in cui chiede perdono ai propri familiari per quello che sta per fare. E questo ha indotto il legale del 18enne, l’avvocato Luca Bartolini, a valutare «l’opportunità di richiedere una perizia psichiatrica su Antonio Tagliata», anche se, per l’eventuale richiesta, sarà indispensabile il supporto preventivo del parere di un esperto.
Dal canto suo Tagliata ha chiesto di stare in cella, a Camerino, da solo, anche se il magistrato non ne aveva disposto l’isolamento. In passato il ragazzo aveva tentato il suicidio, ed è in regime di stretta sorveglianza. E’ seguito da uno psichiatra e da uno psicologo, ma al momento non segue una terapia farmacologica e ha chiesto di poter tenere un’immagine sacra. La direzione del carcere sta ora valutando la richiesta.
Le indagini fin qui condotte hanno anche ricostruito il pregresso. Il 28 ottobre scorso, la sedicenne di Ancona fermata per il concorso nell’omicidio della madre e nel ferimento del padre, era andata da sola nella stazione dei carabinieri di Brecce bianche ad Ancona chiedendo «aiuto» nei confronti dei genitori: «voleva andare via da quella casa, e andare a vivere con Antonio, il fidanzato»’ osteggiato dalla famiglia.
Lo ha rivelato il difensore del ragazzo raccontando che, in quelle stesse ore, non sapendo dove la figlia fosse finita, Roberta Pierini e Fabio Giacconi si erano recati in Questura: è stato quel giorno che il maresciallo dell’Aeronautica militare e la moglie sono venuti a conoscenza dei trascorsi con la giustizia del padre di Antonio, Carlo Tagliata. Dal quel momento avrebbero cominciato a far pressione sulla figlia perché troncasse quella relazione sentimentale, in un primo tempo accettata.
Il questore di Ancona Oreste Capocasa dice che comunque i genitori della ragazza «non presentarono alcuna denuncia o diffida nei confronti del 18enne». In quelle stesse ore, disperato per il precipitare della situazione, afferma l’avvocato Bartolini, Antonio avrebbe tentato di buttarsi dalla finestra di casa sua.
La convivenza fra i due fidanzatini in casa di Antonio, in corso Amendola ad Ancona, era iniziata a metà dello scorso settembre, ma si era interrotta dopo una ventina di giorni.
Carlo Tagliata, il padre di Antonio, riferisce il difensore del ragazzo, l’avvocato Luca Bartolini, telefonò a Roberta Pierini, la madre della sedicenne, invitandola ad andare a riprendersi la figlia, perché il legame fra i due fidanzati stava diventando troppo ossessivo. Antonio avrebbe dato in escandescenze, mettendosi a dare testate contro lo stipite di metallo di una porta.
Il padre di Antonio possiede una lettera scritta dalla ragazzina in cui la sedicenne descrive i pessimi rapporti con i propri familiari e dice di trovarsi bene invece con i genitori del fidanzato.
Continua, intanto, a lottare contro la morte Fabio Giaconi, raggiunto da 4 colpi di pistola calibro 9X21, esplosi dal fidanzato della figlia e ora in coma irreversibile. Le condizioni neurologiche sono stabili nella loro gravità – fa sapere lo scarno bollettino medico diramato dal dirigente della Clinica di Anestesia a Rianimazione dell’Azienda ospedaliera Ospedali riuniti di Ancona, Daniele Strovegli – Sedato farmacologicamente. Prognosi riservata».