Il gip sui 4 marocchini espulsi: «Avere materiale dell’Isis non è reato»

24 Nov 2015 14:26 - di Redazione

Dalla documentazione sequestrata ai quattro marocchini espulsi lunedì da Bologna su provvedimento del ministro dell’Interno, emerge «con chiarezza» che i contenuti si riferiscono all’incitamento e al sostegno alla jihad. Incitamento che «assume connotazioni sicuramente inquietanti, concretizzandosi in inviti alla guerra santa, al martirio personale, all’annientamento dei nemici dell’Islam e appare sicura manifestazione di fanatismo religioso islamista sul quale risulta poter attecchire l’attività terroristica». Tuttavia, scaricare materiale da internet, detenerlo, trasmetterlo o consegnarlo ad altri, non è attività che può configurare il reato di addestramento con finalità di terrorismo. È il ragionamento che fa il Gip Letizio Magliaro, in un passaggio dell’ordinanza con cui a fine agosto ha rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere del Pm Enrico Cieri per i quattro: Abdelali Bouirki, 34 anni, ritenuto all’epoca dei fatti capo religioso e Imam all’interno del centro di preghiera di via Rigola; Said Razek, 40 anni, Abdelkrim Kaimoussi, 47, Mourad El Hachlafi, 36 e per un tunisino irreperibile.

Tra le carte dei quattro marocchini piani per attentati

I quattro marocchini abitavano nella zona di Casalecchio di Reno e frequentavano un centro di preghiera in via Rigola. Uno era considerato l’informatico del gruppo: diramava on line pratiche religiose e proclami ideologici di orientamento jihadista, canti celebrativi di atti di martirio, manuali sulle tecniche di combattimento e per la realizzazione di attentati. Nell’indagine c’era anche un quinto indagato, che nel frattempo risulta già partito per l’Iraq per combattere.  Nel corso di perquisizioni era stato trovato in loro possesso materiale di propaganda jihadista, un libretto tecnico operativo per la guerriglia in città, indicazioni per la fabbricazioni di esplosivi e una sorta di manuale scaricato da internet dove si illustra come fare un attentato alla sede della Banca Centrale Europea. Ma per i giudici di Bologna tutto questo non è bastato per arrestarli.

 

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