La Francia torna a dividersi: Sarkozy e Le Pen contro il “molle” Hollande

20 Nov 2015 8:39 - di Redazione

E’ durata appena tré giorni l’union sacrée, l’adunanza nazionale di tutte le forze politiche che il capo di Stato francese, Francois Hollande, aveva invocato m seguito agli attacchi terroristici che hanno insanguinato Parigi venerdì scorso. A nulla è servito l’intervento solenne del primo ministro Manuel Valls, che davanti all’Assemblea nazionale, martedì pomeriggio, aveva chiesto ai deputati di essere «degni» e «patriottici», assicurando di essere «pronto a tutto pur di preservarla», si legge su “Il Mattino”.

L’unione sacra si è già sfaldata rovinosamente sotto il peso delle querelle politiche

I clivage ideologici tra destra e sinistra restano, e riconciliare le famiglie politiche in piena campagna elettorale non è impresa da poco. Soprattutto se di fronte c’è un Sarkozy assetato di vendetta dopo la sconfitta subita alle presidenziali del 2012, che le imminenti elezioni regionali con i suoi Républicains vuole vincerle a tutti costi, e non ha neppure aspettato il Congresso riunito d’urgenza lunedì a Versailles per far deflagarare l’union sacrée. Domenica, al termine di una riunione con Hollande all’Eliseo, il leader della destra neogollista aveva subito attaccato l’esecutivo richiedendo «modifiche drastiche» alle politiche di sicurezza, troppo molli per proteggere i cittadini francesi dalla crescente minaccia terroristica, e di cambiare le alleanze in politica estera. Mercoledì, in un’intervista a Le Monde, lo stesso Sarkozy ha rincarato la dose: «Dopo l’attacco di gennaio contro Charlie Hebdo si sono tratte tutte le conseguenze necessarie? La risposta è no. Si è perso troppo tempo».

Per Sarkozy si è perso troppo tempo contro il terrorismo

Anche il Front national, che a gennaio era stato escluso dalla grande marcia repubblicana in difesa della libertà d’espressione, per voce di Marine Le Pen non ha lesinato critiche al governo socialista. In particolare, la leader frontista se l’è presa con le misure, anzi le «mesurettes», come le ha definite ironicamente, che Hollande ha annunciato per lottare contro il fondamentalismo islamico, troppo lassiste e inadeguate per far fronte al pericolo di nuovi attacchi.

Hollande come Obama: non si vuole etichettare il terrorismo come “islamico”

Spicca l’incapacità mostrata dal presidente e dal suo primo ministro di chiamare il nemico con il proprio nome, per quel terrore quotidiano di essere tacciati di «islamofobia» che impedisce di aprire un dibattito profondo e necessario sull’islam, per quel politicamente corretto che diventa così il miglior alleato dell’islamismo. Oggi, davanti alla Grande Moschea di Parigi, il cui rettore è Dalil Boubakeur, ex presidente del Conseil français du culte musulman, era in programma il rassemblement dei musulmani di Francia per dire «no al terrorismo» e alla «confusione tra islam e islamismo», ma per questioni di sicurezza è stato annullato. Poteva essere una grande occasione per la comunità islamica francese di far sentire la propria voce e condannare il «cancro dell’isiam» che è l’islamismo, come lo ha definito l’intellettuale di confessione musulmana Abdennour Bidar. Lo stesso che ieri ha pubblicato una «tribune» indirizzata a tutti i musulmani del mondo, sottolineando che è giunta l’ora di «fare autocritica» e di «assumersi le proprie responsabilità».

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