I terroristi islamici passano anche dai Balcani: La Serbia pronta ad affrontarli

21 Nov 2015 18:05 - di Giovanni Trotta

Oltre 700 militari hanno partecipato sabato a Belgrado a un’imponente e spettacolare esercitazione antiterrorismo denominata “Shield 2015”, che ha dimostrato che le unità speciali serbe sono in grado di affrontare un attacco terrorista con presa d’ostaggi nell’aeroporto e la maggiore stazione ferroviaria della capitale, con la manovra principale che si svolge dinanzi a Palazzo di Serbia, sede di importanti uffici governativi. A Shield 2015 hanno partecipato reparti del battaglione antiterrorismo Falchi e del battaglione di polizia per le operazioni speciali Cobra, oltre che della 204ma brigata aerea e di diversi altri corpi delle forze armate serbe. Il premier Aleksandar Vucic, il presidente della Repubblica Srpska Milorad Dodic, esponenti politici e membri del corpo diplomatico, oltre che centinaia di cittadini hanno assistito alle manovre. Vucic ha detto che l’esercitazione dimostra il coraggio, la risolutezza e la preparazione delle forze armate serbe nel garantire la sicurezza della popolazione. Il premier insieme con altri ministri ha successivamente incontrato i vertici delle forze speciali per congratularsi. Come si ricorderà, in Serbia, tra i migranti della rotta balcanica risultano entrate otto persone con il passaporto intestato al nome di Ahmad Almohammad, lo stesso riportato sul passaporto siriano trovato accanto al corpo del terrorista suicida fattosi saltare in aria. Degli otto possessori dello stesso passaporto cinque provenivano dalla Siria e tre dall’Iraq.

Shield 2015 è l’esercitazione antiterrorismo che si è svolta a Belgrado

Le stragi di Parigi e le indagini sul gruppo di terroristi che le avrebbero ideate e messe in atto ripropongono il tema dei collegamenti e degli appoggi che gruppi dell’estremismo islamico avrebbero nei Balcani, una regione dell’Europa a forte presenza di popolazione islamica e nella quale circola ancora una enorme quantità di armi e munizioni risalenti ai conflitti sanguinosi degli anni Novanta nella ex Jugoslavia. E l’intensificarsi negli ultimi mesi dei flussi migratori lungo la cosiddetta rotta balcanica ha accentuato ulteriormente sospetti e pericoli sulla presenza o sul transito nei Balcani di soggetti pericolosi facenti parte della enorme galassia jihadista, spesso di vere e proprie formazioni terroristiche. È il caso del presunto terrorista siriano, uno degli autori degli attacchi a Parigi, che con la marea di altri migranti e profughi provenienti dalla Grecia sarebbe transitato in ottobre attraverso Macedonia, Serbia, Croazia, Ungheria Austria. Un itinerario seguito da centinaia di migliaia di altri migranti provenienti dal Medio Oriente, Siria e Iraq in primo luogo, e diretti verso l’Europa occidentale. Dei Balcani, precisamente del Montenegro, è originario l’uomo fermato nei giorni scorsi in Baviera con un carico ingente di armi e munizioni, e che secondo gli inquirenti sarebbe stato in collegamento con gli autori delle stragi di Parigi. Circostanza questa smentita sia da fonti del governo di Podgorica sia dal diretto interessato, il quale ha detto che si stava recando a Parigi «per vedere la Tour Eiffel». Le regioni dei Balcani maggiormente sospettate di offrire appoggi logistici e finanziarie al terrorismo di matrice islamica sono il Kosovo, l’Albania, l’ovest della Macedonia, la Bosnia-Erzegovina e la regione meridionale serba del Sangiaccato, tutte caratterizzate da popolazione a grande maggioranza musulmana. Secondo l’analista di antiterrorismo Djevad Galijasevic, citato dal quotidiano Blic, nei Balcani esistono campi e insediamenti di islamisti che operano al di fuori degli ordinamenti statali, e non sono controllati da nessuno. Un fenomeno questo che riguarda in modo sempre più preoccupante la Bosnia-Erzegovina, dove sono presenti gruppi wahabiti legati alla galassia jihadista che vengono finanziati dall’estero, da al Qaida e dall’Isis. Galijasevic ricorda a questo riguardo gli insediamenti di islamici estremisti e radicali nelle località bosniache di Gornja Maoca, Dubnica, Osva, Mehurica, Orasec, Bocinja, Jezera, Serica, i cui abitanti vivono isolati dal resto del Paese seguendo strettamente i dettami della sharija, e che sfuggono a ogni controllo dei servizi di sicurezza. Anche in Bosnia recentemente sono stati assassinati dagli jihadisti due militari.

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