La nuova missione di Ignazio Marino: «Sarò io a salvare il Pd dal suicidio»
Da un po’ si erano perse le tracce di Ignazio Marino. Poi, all’improvviso, riecco spuntare il sindaco decaduto, che subito si scaglia contro il suo partito, quel Pd dove le decisioni «non devono essere prese» nelle stanze chiuse, il cui gruppo dirigente rischia di allontanarsi dalla città. Un partito a Roma commissariato e sull’orlo del suicidio. La «democrazia è sospesa», dice.
Il Pd non perdona Ignazio Marino e viceversa
Ma Ignazio Marino ha la strada tutta in salita. Matteo Orfini attacca l’ex primo cittadino su Facebook: «Il bando sulle bancarelle di piazza Navona fu fatto dalla sua giunta ma non è cambiato nulla». Il sindaco decaduto però fa finta di nulla e va al circolo Pd di San Basilio, periferia della Capitale, per parlare del «futuro del partito e di Roma». Il suo obiettivo è criticare critiche chi lo ha disarcionato dal colle capitolino: «Io ho avuto solo la tessera del Partito democratico – esordisce Marino – Come nativo Pd sento il dovere di lavorare per salvare il partito, in particolare quello romano, dal suo suicidio. Abbiamo determinato una sospensione della democrazia – spiega – Spesso i suicidi avvengono al buio e nelle stanze chiuse, così come si scelse nel 2008 la candidatura di Francesco Rutelli. Chi commette suicidio di solito ha dei motivi ma quelli del Pd quali sono?». Insomma un errore da non ripetere in futuro per il sindaco chirurgo che, secondo alcuni rumors, starebbe accarezzando il sogno di una ricandidatura per la corsa al Campidoglio.