La Libia minaccia l’Italia. Profanato il cimitero italiano di Tripoli: ecco le foto choc
Nuova profanazione e devastazione del cimitero cattolico italiano di Tripoli che ospita i resti di oltre ottomila connazionali. Sconosciuti hanno potuto agire impunemente grazie al caos che regna in Libia, un Paese che a quattro anni dalla morte di Gheddafi fatica ancora a pacificarsi. La Farnesina ha parlato di “gesto vile”, tanto più grave perché perpetrato proprio nei giorni in cui gli italiani si recano al cimitero per salutare i propri cari defunti.
Cimitero italiano di Tripoli: ecco le foto dello sfregio
L’Associazione italiana rimpatriati dalla Libia (Airl) ha diffuso le immagini dello sfregio. «Foto che si commentano da sole per la loro inciviltà», ha affermato la presidente Giovanna Ortu, esprimendo la «preoccupazione per i libici in pericolo a causa della lunga guerra fratricida che ha dato spazio a presenze inquietanti». Il cimitero Hammangi era nato come sacrario militare su un terreno donato all’Italia dal re di Libia, Idriss Senoussi, nel 1954. Aveva accolto le spoglie di oltre diecimila caduti della guerra coloniale, oltre che la salma di Italo Balbo. Nel 1971 tutti i resti dei militari erano stati trasferiti in Italia. Dopo decenni di abbandono, era stato restaurato e nuovamente inaugurato nel 2009 dal sottosegretario Alfredo Mantica alla presenza di una delegazione dei rimpatriati. Per anni il cimitero italiano è stato preda di ladri e balordi, ma è stato preso di mira anche dai sostenitori di Gheddafi in quanto simbolo dell’Italia. A giugno, sconosciuti danneggiarono alcune strutture e imbrattarono le mura di cinta con ingiurie e minacce. A gennaio 2014, nostalgici del colonnello deposto violarono decine di tombe e uccisero una guardia, sventolando le bandiere verdi dell’ex regime.
Le accuse del governo Tobruk all’Italia
La notizia della profanazione del cimitero Hammangi è arrivata mentre il governo di Tobruk accusava le autorità italiane di aver inviato tre navi da guerra in acque libiche, circostanza poi seccamente smentita da Roma. Il governo libico ha avvertito che «non esiterà a ricorrere a tutti i mezzi che gli consentano di proteggere le sue frontiere e la sua sovranità territoriale». La replica della Farnesina è stata altrettanto netta: «La notizia è falsa. Tutte le navi militari italiane presenti nel Mediterraneo operano in acque internazionali rispettando i limiti stabiliti dai trattati». A Roma poi, fonti qualificate hanno nuovamente smentito con forza: «Le navi militari italiane erano a 60-70 miglia dalla costa», le accuse partite da Tobruk «forse sono un nuovo tentativo per far saltare l’intesa sul nuovo governo da parte di chi non la vuole».