Renzi continua a scopiazzare il Cav. Fra poco dirà anche «mi consenta»
Chissà se tra i banchi di scuola Renzi sbirciava il fogli del compagno di banco per copiare i compiti e fare bella figura? Chissà. Credeteci, il sospetto è forte. D’altronde soltanto se uno, fin da piccolo, è abituato a comportarsi così, finisce, poi, con il non resistere alla tentazione, anche quando é più grande. Gli psicologi catalogano un simile comportamento come vera e propria sindrome. Una condizione che se non la alimenti, nell’emulare gesta altrui, rischia di farti sprofondare nella prostrazione. E’ una forma di sudditanza, di complesso di inferiorità. Per adepti, seguaci, scribi del cinabro fiorentino, è invece una dote. Un misto di genialità e furbizia. Una indubbia abilità nel superare pregiudizi e mandare al macero astrusi ideologismi. Così accade che il Matteo nazionale nel giro di pochi giorni si eserciti in acrobatiche giravolte, mettendo a nudo quella straordinaria sindrome di emulazione del Cavaliere, il castigamatti per antonomasia (della sinistra, ovvio), l’uomo deriso e affossato per quelle sue idee fin troppo intraprendenti per le posizioni vetero-comuniste-conservatrici-anticapitaliste della sinistra nostrana. E guarda un po’ che cosa ti va a riesumare, il bullo di Firenze ? Niente poco di meno che la tassa sulla casa (da eliminare, come fece Berlusconi), l’uso del contante (le tremila euro in luogo delle mille, a imitazione del governo del Cavaliere) e , addirittura, il Ponte sullo Stretto. Come dire: la summa del pensiero berlusconiano. Ossia quel che più irrita i compagnucci, li fa rabbrividire, li rende isterici. Ora direte: allora dobbiamo gioirne tutti. Ha ragione Verdini che corre ad abbracciarlo? Hanno ragione i Mineo, i Fassina, i Civati che lo hanno abbandonato al suo destino per rifarsi una casa, visto che il Pd è stato da Renzi sinistrato? Andateci piano, signori. Ci vuole cautela. La sindrome è una malattia. Può anche indicare una situazione morbosa. E poi, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Nel copia-incolla renziano sullo sfondo resta sempre una incompiuta. Agisce di spot, il Matteo. E spruzza qua e là qualcosa di berlusconiano. Per ammirarsi allo specchio, come novello Adone. E nel rimirar se stesso dimentica che tra le sindrome più diffuse c’è anche quella di Stoccolma. Che è la condizione psicologica del sequestrato che simpatizza per il sequestratore. Davvero, da ridere. Ci manca solo che dica “mi consenta”.