Renzi “tutto chiacchiere e distintivo”. Meloni: «Da lui ipocrisia imbarazzante»

26 Nov 2015 11:28 - di Viola Longo

«Imbarazzante l’ipocrisia di Renzi che, incontrando Hollande all’Eliseo, ha detto che bisogna distruggere l’Isis e che per fermare l’esodo di migranti e profughi bisogna fermare le guerre». Giorgia Meloni è tranchant nei confronti del premier, che al termine dal vertice con il presidente francese ha fatto ampio sfoggio di retorica, non supportata però da alcuna azione.

Meloni: «Da Renzi buoni propositi e nessun impegno concreto»

La soluzione prospettata da Renzi, «è di fatto quello che Fratelli d’Italia sostiene da sempre», ha ricordato la Meloni, «peccato però – ha aggiunto – che a questi buoni propositi il premier non faccia seguire un impegno concreto dell’Italia». Quindi, la leader di FdI ha sottolineato che «in buona sostanza, Renzi a Parigi ha dichiarato “la guerra serve, ma fatela voi”, forse nella speranza che la prudenza (e la viltà) possa preservare l’Italia da futuri attacchi terroristici. Purtroppo – ha concluso la parlamentare – non è così».

Le parole di Renzi al vertice con Hollande

Al termine dell’incontro con Hollande, Renzi aveva ribadito ciò che va dicendo da giorni ovvero che contro il terrorismo serve «una risposta culturale» e non solo militare, aggiungendo che «i nostri valori sono molto più importanti della loro barbarie». Poi quel passaggio sulle guerre, inserito nell’ambito di un ragionamento sulla necessità di accordarsi con la Turchia per trovare «un modello diverso di accoglienza dei rifugiati»: «Ma per fermare l’esodo dei richiedenti asilo serve fermare le guerre civili», sono state le parole di Renzi, buone per la teoria ma – finora – non supportate dalle pratica.

La strategia del governo resta tutta da capire

Per Forza Italia, poi, «se l’incontro del premier Renzi oggi a Parigi con il presidente francese Francois Hollande doveva servire per chiarire quale fosse la posizione italiana contro l’Isis, allora dobbiamo constatare che si è risolto in un nulla di fatto». A sottolinearlo è stata, in particolare, la responsabile della Comunicazione del partito, Deborah Bergamini, per la quale «la strategia del governo, ammesso che ne abbia una, non è chiara, perché è evidente che oltre all’opportuno impegno diplomatico, che però darà frutti eventualmente in futuro, nell’immediato c’è da fronteggiare l’attacco terroristico che, se anche il premier non vuole chiamare guerra, ci si avvicina comunque molto».

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