Siria, la città di Sadad sotto assedio: cristiani in fuga dall’orrore jihadista
Prosegue nel silenzio del mondo il genocidio dei cristiani in Siria. Sfrattati dalla loro vita, costretti ad abbandonare le città in cui hanno sempre vissuto, a scappare per poter salvare la propria incolumità e difendere la loro fede. Sono migliaia i cristiani assediati o in fuga dalla violenze dello Stato Islamico: basti pensare che dal 31 ottobre a oggi la cittadina cristiana siriana di Sadad è sotto attacco da parte dell’Isis, mentre il vicino villaggio di Maheen è già caduto in mano ai jihadisti.
Siria, cristiani perseguitati costretti alla fuga
Lo Stato Islamico estende il suoi confini grazie alla guerra del terrore e a una politica della violenza applicata quotidianamente, e da troppo tempo ormai, a danno delle minoranze cristiane costrette a un drammatico esodo imposto col sangue e dalla paura: scappano in massa da Mosul e dalla Piana di Ninive verso il Kurdistan iracheno, e sono sempre meno i cristiani che provano a resistere a Baghdad. Un reale rischio di sopravvivenza, quello che minaccia la comunità cristiana nell’area, perseguitata e falcidiata, e che – come denunciato nel recente “Rapporto sulla persecuzione dei cristiani nel mondo” redatto da Aiuto alla Chiesa che soffre – nei prossimi cinque anni potrebbe arrivare al limite estremo dell’«estinzione». Questo, dunque, il drammatico quadro descritto ancora una volta, in queste ore, ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) dall’arcivescovo siro-ortodosso di Homs, Selwanos Boutros Alnemeh che, nel denunciare una situazione allo stremo, ricorda: «E pensare che a Sadad si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù»…
Sadad, l’ultima roccaforte del cristianesimo
Per paura dell’avanzata degli uomini di al Baghdadi oltre 15.000 persone sono fuggite dalla cittadina cristiana e dal vicino centro di al-Hafar. «Nonostante la presenza dell’esercito siriano, Sadad è in pericolo e temiamo – afferma Acs in una nota – che l’Isis possa riuscire a conquistare la città. Se così fosse, la Siria perderebbe uno dei suoi centri cristiani più importanti. Oltre alle ragioni economiche, infatti, i fondamentalisti vogliono Sadad perché – spiega a sua volta Padre Luka Awad, referente per le emergenze umanitarie della diocesi siro-cattolica di Homs – è un centro cristiano dove si parla ancora l’aramaico: la lingua di Gesù. Quando hanno attaccato Qaryatayn, avevano già minacciato di voler “uccidere tutti i cristiani di Sadad”. Se la cittadina cadesse in mano agli estremisti, una parte altamente significativa dell’eredità cristiana della Siria andrebbe perduta, ed è anche per questo motivo che padre Luka fa appello alla comunità internazionale affinché metta fine al conflitto e difenda la comunità cristiana in pericolo. «Cento anni fa – conclude – nel 1915, abbiamo già subito un genocidio. Oggi, nel XXI secolo, non ce ne serve un altro»…