“Togliti il crocifisso”: l’altolà dell’immigrato a un giovane italiano

5 Nov 2015 18:32 - di Alessandra Danieli

“Togliti il crocifisso”. È successo a Empoli: davanti a un bar notturno è scoppiata una violenta lite per motivi religiosi tra due giovani, un italiano e un africano, che per poco non si è trasformata in una rissa. Soltanto l’intervento della polizia, chiamata dal proprietario del locale, ha evitato che la situazione degenerasse.

Togliti il crocifisso!

Ecco i fatti: poco prima della mezzanotte di mercoledì in piazza della Vittoria, all’esterno del bar Vinegar, un giovane trentenne di Empoli, in compagnia di quattro amici, ha iniziato a discutere con un coetaneo di origine africana di passaggio di fronte al bar. Al centro della discussione il crocifisso che il giovane italiano portava al collo e che l’immigrato ha tentato di strappargli più volte creando fibrillazione nella comitiva del ragazzo italiano. Secondo una prima ricostruzione, l’immigrato avrebbe continuato a inveire continuando più volte con la sua richiesta “togliti il crocifisso!”. «E non voleva andarsene – raccontano i testimoni – forse aveva bevuto anche parecchio, visto che in mano teneva una bottiglia di birra». Non si è fermato neppure quando gli altri clienti si sono schierati contro di lui dicendogli con toni decisi che se ne doveva andare.

L’intervento della polizia

Il diverbio stava  per degenerare quando è intervenuto Giovanni Nencioni, il proprietario del Vinegar per tentare di riportare la calma. «Ho chiamato la polizia – racconta – una volante del commissariato è subito intervenuta. E ha fatto in modo di calmare il ragazzo portandolo un po’ più lontano dal mio locale».  Sotto il pressing crescente dell’immigrazione incontrollata l’integrazione è sempre più a rischio. «Tra un po’ – si legge sul profilo Facebook di Matteo Salvini  – non potrete più portare una catenina con crocifisso al collo… rischiate di farvela strappare per strada da qualche “tollerante” immigrato… Vuoi integrarti? Rispetta la nostra cultura o torna a casa tua!»

 

 

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