Nigeria, non dimentichiamo la guerra di Boko Haram contro l’istruzione

23 Dic 2015 12:51 - di Redazione

Bambini violati, schiavizzati, terrorizzati, trasformati in macchine da guerra. E sempre più in balia dei sanguinari miliziani nigeriani Boko Haram che tra le ‘armi da guerra’ hanno da sempre in prima fila il divieto di istruirsi, di imparare a leggere e a scrivere. L’Unicef  ha denunciato questo stato di cose ricordando che il significato della parola Boko Haram è proprio ‘l’istruzione occidentale è peccato’. Sono almeno un milione – si legge in un comunicato – i bambini costretti a non andare più a scuola in Nigeria, Camerun, Ciad e Niger, soprattutto nelle aree vicine al lago Ciad. “Più di 2000 istituti scolastici sono chiusi a causa della guerra (alcuni da oltre un anno), centinaia sono stati attaccati, saccheggiati, dati alle fiamme. Per fare solo un esempio, nell’estremo nord del Camerun solo una delle 135 scuole chiuse nel 2014 è stata riaperta”. Tra l’altro – è l’allarme dell’Unicef – il milione di bambini che da più di un anno hanno smesso di studiare a causa della guerra va ad aggiungersi ai circa 11 milioni che anche in tempo di pace non frequentavano la scuola primaria nei quattro Paesi ora più devastati dai feroci jihadisti Boko Haram. “Sono cifre che lasciano esterrefatti – ha dichiarato Manuel Fontaine, direttore regionale dell’Unicef per l’Africa occidentale e centrale – La violenza che allontana i bambini dai libri li espone al rischio di abbandonare gli studi definitivamente, di non tornare mai più a sedersi su una sedia con un quaderno e una penna in mano”.

Boko Haram si accanisce anche contro gli insegnanti: solo in Nigeria in sei anni ne sono stati ammazzati più di 600. “La sfida che dobbiamo affrontare – ha spiegato Fontaine – è enorme. Far tornare a scuola bambini e maestri, garantendone la sicurezza. Più tempo passano fuori dalle aule, più aumenta il rischio che siano vittime di violenze, sequestri e reclutamento forzato da parte di gruppi armati”. Per non perderla, questa sfida, Fontaine ha ricordato che serve denaro. Dei fondi promessi per il 2015 ne sono arrivati solo il 44% – ha sottolineato – Nel 2016 serviranno circa 23 milioni di dollari.

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