Il caso Boschi fa “impazzire” Renzi. Che fa la figura del vuoto a perdere
Il caso Boschi infiamma la Camera e Montecitorio si trasforma in un’arena. Renzi, cui non pochi nel suo stesso partito e persino dentro al suo cerchio magico, imputano una sottovalutazione dell’affaire Banca Etruria, si è deciso a prendere il toro per le corna avocando a sé la gestione dell’imbarazzante vicenda. Certo, il premier gioca sul soffice tappeto di una maggioranza numericamente blindata alla Camera che boccerà senza appello la mozione di sfiducia individuale presentata da M5S, FI, Lega Nord e FdI-An ma, nello stesso tempo, è il primo a sapere che il dato quantitativo non elimina in radice le difficoltà che di ora in ora si vanno addensando su Palazzo Chigi.
Sul caso Boschi l’accusa di doppiopesismo di Enrico Letta
E la prima accusa da respingere è il cambio di passo rispetto a situazioni analoghe, forse anche meno insidiose di quella che oggi preoccupano la “ministra” delle Riforme. Un doppiopesismo evocato guarda caso dal suo predecessore Enrico Letta, che ha rispolverato il caso di Maurizio Lupi, all’epoca titolare del dicastero delle Infrastrutture, costretto alle dimissioni per un orologio regalato al figlio in occasione della laurea da un consulente del ministero. Quella di Letta, per il premier, è un’accusa che «non sta né in cielo né in terra». «Lupi – ha aggiunto – si è dimesso lui perché ha ritenuto di non poter continuare ed io lo apprezzo. Qui il tema è se per Boschi c’è il conflitto di interessi e per noi è un’accusa completamente falsa». Ne è talmente convinto Renzi – ed è un mistero da dove tragga tanta certezza dal momento che c’è un’indagine in corso – da annunciare il «contrattacco» dichiarando l’immediata disponibilità del governo a «votare subito» la mozione, che invece slitterà alla prossima settimana. «Loro – dice rivolto alle opposizione – vogliono solo trasformare il dibattito parlamentare in uno show».
Brunetta: sa Renzi ua relazione imbarazzante
Sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sul crac delle quattro banche, Renzi fa il gradasso: «Chiarirà – dice alludendo allo scandalo Credieuronord, ritenuta la banca di riferimento della Lega – le responsabilità degli ultimi 10 anni. Noi non c’eravamo mentre ci sono partiti che si sono fatte le banche». E chissà se nel Pd il pensiero di molti non sia corso alla famosa telefonata tra Consorte e Fassino (con quest’ultimo del tutto scagionato dalle indagini) al tempo della scalata Unipol sulla Antonveneta. Dal centrodestra provvede Renato Brunetta a bocciare la relazione del presidente del Consiglio: «Renzi ha fatto una narrazione sempre più incredibile, vuota, imbarazzante, svolgendo una relazione contraddittoria, retorica, insopportabile ed omissiva».