Il Front National, un movimento che supera le vecchie divisioni ideologiche

9 Dic 2015 15:00 - di Mario Bozzi Sentieri

Di fronte agli ultimi successi elettorali, è tempo di guardare al Front National con analisi meno scontate di quelle offerte da chi vede nelle percentuali raccolte dalle due Le Pen un puro e semplice risultato della paura per le recenti stragi parigine di marca jihadista. Dietro gli appelli alla Nazione e alla Sovranità c’è infatti una visione politica e sociale che va ben oltre le mere risposte al terrorismo.

Il Front National è un movimento patriottico

Non a caso Marine Le Pen parla di movimento patriottico, né di destra né di sinistra, in grado di superare le vecchie distinzioni ideologiche, rese omogenee dall’accettazione del nuovo ordine mondiale, globalista e neoliberista, riuscendo così a captare trasversalmente le domande di un elettorato che va dalla media borghesia di stampo conservatrice ai ceti popolari, segnati dalla crisi economica, intercettando il malessere dei professionisti e conquistando le zone deindustrializzate del Nord, un tempo feudo della sinistra, mobilitando i giovani, in cerca di un futuro, e gli agricoltori, vessati dalle norme europee. Le parole d’ordine sono chiare: élites/popolo, dominati/dominanti, alto/basso. La lettura della decadenza francese ha visioni e suggestioni di ampio respiro: contesta l’eurocentrismo e le sue politiche di austerità, rilanciando piani di investimento pubblico; parla di redistribuzione dei redditi con l’inasprimento progressivo della tassazione dei ceti più abbienti; vuole limitare la circolazione dei capitali e le speculazioni finanziarie; chiede l’aumento dei salari minimi. Sui nuovi scenari internazionali guarda ad Est e alla rinascita russa. In economia il Front National dichiara apertamente che «sarà necessario porre un freno alla grande distribuzione per tutelare il piccolo commercio. Procederemo con l’applicazione di misure alle frontiere per rendere meno competitive le merci prodotte in stati che sfruttano la mano d’opera». Per il credito la leader francese propone che «la banca centrale possa prestare denaro allo stato francese, eliminando il monopolio a favore delle banche private».
Che tutto questo sia “di destra” o “di sinistra” ha francamente poca importanza. A saltare sono le vecchie appartenenze di scuola, certamente rimarcate dalle politiche anti migratorie, le quali rappresentano una parte importante, ma non esclusiva, del messaggio e del successo del Front National. Riuscirà questo insieme di sollecitazioni programmatiche e di inappagate domande sociali a diventare forza concreta di governo? La partita è aperta. Tutti, volenti o nolenti, ne dovranno comunque prendere atto, a cominciare dagli altri partiti francesi, con in testa quello socialista e la destra gollista, segnalatisi, negli ultimi anni, per la loro insipienza programmatica.
Ciò che è accaduto in Francia, domenica scorsa, non limiterà però il suo impatto sugli assetti politici d’oltralpe, costringendo anche gli altri Paesi europei alle necessarie riflessioni e alle doverose iniziative. Una (pacifica) Rivoluzione Nazionale è in corso. Come è già avvenuto le sue conseguenze andranno ben oltre i suoi confini naturali. E a nulla servirà demonizzare il montante successo lepenista agitando i fantasmi del passato. È ai problemi reali e alle soluzioni prospettate che bisogna sapere guardare. Per analizzare, discutere, eventualmente polemizzare. Consapevoli però che una vecchia politica è al tramonto, in Francia, ma non solo.

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