Il grido del Papa: “Cristiani perseguitati, un silenzio vergognoso”
“Preghiamo per i cristiani che sono perseguitati, spesso con il silenzio vergognoso di tanti”. Lo afferma Papa Francesco in un nuovo tweet, diffuso sul suo account @Pontifex nella solennità di Santo Stefano, primo martire della Chiesa. Nel discorso di ieri non era mancata nessuna delle emergenze che funestano il mondo di oggi. “Solo la Misericordia di Dio può liberare l’umanità da tante forme di male, a volte mostruose, che l’egoismo genera in essa. La grazia di Dio – ha detto – può convertire i cuori e aprire vie di uscita da situazioni umanamente insolubili”. Per Papa Bergoglio “dove nasce Dio, nasce la speranza. Dove nasce Dio, nasce la pace. E dove nasce la pace, non c’è più posto per l’odio e per la guerra”. Eppure, ha ammesso, “proprio là dove è venuto al mondo il Figlio di Dio fatto carne, continuano tensioni e violenze e la pace rimane un dono da invocare e da costruire”. “Possano Israeliani e Palestinesi – è stato il suo appello – riprendere un dialogo diretto e giungere a un’intesa che permetta ai due Popoli di convivere in armonia, superando un conflitto che li ha lungamente contrapposti, con gravi ripercussioni sull’intera Regione”. Francesco ha invocato anche che l’intesa raggiunta all’Onu “riesca quanto prima a far tacere il fragore delle armi in Siria e a rimediare alla gravissima situazione umanitaria della popolazione stremata”. Altrettanto urgente “che l’accordo sulla Libia trovi il sostegno di tutti, affinché si superino le gravi divisioni e violenze che affliggono il Paese”. Poi, pur senza citarlo espressamente, il riferimento all’Isis: “l’attenzione della Comunità internazionale sia unanimemente rivolta a far cessare le atrocità che”, sia in Siria e Libia “come pure in Iraq, Yemen e nell’Africa subsahariana, tuttora mietono numerose vittime, causano immani sofferenze e non risparmiano neppure il patrimonio storico e culturale di interi popoli”. Il pensiero del Papa è andato “pure a quanti sono stati colpiti da efferate azioni terroristiche, particolarmente dalle recenti stragi avvenute sui cieli d’Egitto, a Beirut, Parigi, Bamako e Tunisi”. Ricordatii cristiani “perseguitati in tante parti del mondo a causa della fede”: “sono i nostri martiri di oggi”. “Pace e concordia” sono state chieste dal Papa per la Repubblica Democratica del Congo, il Burundi, il Sud Sudan, la Colombia, così come per l’Ucraina, dove il Natale “offra sollievo – ha auspicato – a chi subisce le conseguenze del conflitto e ispiri la volontà di portare a compimento gli accordi presi, per ristabilire la concordia nell’intero Paese”. I richiami del Pontefice si sono poi soffermati sulla situazione di “schiere di uomini e donne” che oggi “sono private della loro dignità umana e, come il Bambino Gesù, soffrono il freddo, la povertà e il rifiuto degli uomini”. Ha espresso “vicinanza ai più indifesi, soprattutto ai bambini soldato, alle donne che subiscono violenza, alle vittime della tratta delle persone e del narcotraffico”. E ha augurato “conforto” “a quanti fuggono dalla miseria o dalla guerra, viaggiando in condizioni troppo spesso disumane e non di rado rischiando la vita”: il Papa ha benedetto “quanti, singoli e Stati, si adoperano con generosità per soccorrere e accogliere i numerosi.