Intitolata a Luigi Rizzo, «l’Affondatore», la nuova fregata della Marina
E’ stata Maria Guglielmina Rizzo, figlia di Luigi Rizzo, per due volte medaglia d’oro al valor militare, la madrina per la cerimonia di varo della fregata che porta il nome del padre, sesta delle 10 unità fremm (fregate europee multi missione) commissionate a Fincantieri dalla Marina militare italiana nell’ambito dell’accordo di cooperazione internazionale italo-francese, con il coordinamento di Occar, l’organizzazione congiunta per la cooperazione europea in materia di armamenti. La cerimonia è avvenuta nello stabilimento Fincantieri di Riva Trigoso. Erano presenti, tra gli altri, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, l’ammiraglio di squadra Giuseppe De Giorgi, capo di stato maggiore della Marina militare e l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, che ha letto anche un testo inviato per l’occasione dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. Luigi Rizzo, soprannominato l’Affondatore, è stato ammiraglio della Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. Prese parte come volontario all’Impresa fiumana e alla guerra d’Etiopia. Con la squadriglia dei Mas prese parte a varie missioni di guerra, guadagnando medaglie d’oro e d’argento al valor militare. Con Gabriele D’Annunzio e Costanzo Ciano partecipò alla “Beffa di Buccari”. Nel giugno del 1918 al largo di Premuda attaccò e affondò la corazzata Szent Istvan. Insignito con la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia, dal momento che un regio decreto vietava di conferire alla stessa persona più di tre medaglie al valore di prezioso metallo, ottenne, una volta rimosso il divieto, la medaglia d’oro per l’impresa di Premuda, Nel 1939 fu Consiglere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il 10 giugno 1940, allo scoppio delle ostilità, chiese di rientrare in servizio e si occupò della lotta antisommergibile nel Canale di Sicilia. Dispensato dal servizio nel gennaio del 1941, fu nominato presidente dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico. Dopo l’8 settembre ordinò il sabotaggio dei transatlantici e dei piroscafi affinché non cadessero in mano tedesca. Per questa azione venne trasferito dalla Gestapo in Austria, prima nel carcere di Klagenfurt e successivamente nel soggiorno obbligato a Hirschegg, dove fu raggiunto dalla figlia Maria Guglielmina. Rimpatriato al termine del conflitto, morì a Roma il 27 giugno 1951.
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