Israele contro Trump. E lui annulla il viaggio: «Ci andrò da presidente Usa»

10 Dic 2015 16:06 - di Antonio Pannullo

Dopo le critiche del premier israeliano Benjamin Netanyahu contro le sue opinioni, Donald Trump ha rinviato il suo previsto viaggio in Israele, dicendo che lo farà «dopo che divento presidente». «Ho deciso di posticipare il mio viaggio in Israele e di programmare il mio incontro con Netanyahu in una data successiva, dopo che divento presidente degli Usa», ha scritto infatti in un tweet il candidato alla nomination repubblicana. L’incontro era previsto per il 28 dicembre prossimo a Gerusalemme. Come è noto, mercoledì l’ufficio del premier israeliano ha fatto sapere che «respinge le recenti affermazioni di Donald Trump sui musulmani», ricordando che lo Stato di Israele «rispetta tutte le religioni». Trump è al centro del mirino politico da quando ha detto di voler chiudere l’accesso agli Stati Uniti per i musulmani «fino a quando i nostri rappresentanti non avranno capito cosa sta succedendo». Trump sta diventando scomodo, grazie al successo che riscuotono le sue idee,al punto che i suoi stessi alleati gli fanno la guerra: il candidato repubblicano ha reso noto di non escludere di correre da indipendente per la Casa Bianca, criticando l’atteggiamento dei vertici del partito repubblicano nei suoi confronti: «Penso sia molto improbabile – ha detto in un’intervista alla Cnn – ma se non mi trattano con il dovuto decoro e rispetto, se non mi trattano come frontrunner, se le regole del gioco non sono uguali per tutti i candidati, allora certamente tutte le opzioni restano aperte. Vedremo cosa accadrà quando inizieranno le primarie, e prenderò una mia decisione».

Trump nella bufera anche nel Regno Unito

Si parla delle dichiarazioni di Trump anche in Gran Bretagna, dopo che il miliardario ha accusato la polizia inglese di essere troopo tenera con i terroristi: la Scozia scarica Donald Trump, il governo Cameron no. Continua la bufera sul candidato di punta alla nomination repubblicana alla Casa Bianca, dopo le sue dichiarazione sulla presunta islamizzazione di Londra. Ma se da Edimburgo arrivano le prime ritorsioni, Downing Street frena sull’ipotesi di dichiararlo persona non grata nel regno, come sollecitato da una petizione popolare che ha già raccolto centinaia di migliaia di firme e sarà dibattuta in parlamento. Trump, la cui madre aveva origini scozzesi, per ora perde il titolo onorifico di “Ambasciatore globale” della Scozia conferitogli tempo fa, come ha deciso la first minister di Edimburgo, Nicola Sturgeon, il cui partito, lo Snp, si è unito fin da subito al coro delle accuse contro le – peraltro legittime – prese di posizione del magnate Usa. Non solo: un’università scozzese lo ha privato d’autorità d’una laurea honoris causa. Ma a Londra, dove pure il portavoce del premier David Cameron aveva due giorni fa criticato le ultime affermazioni di Trump, prevale ora la cautela. L’idea di vietargli l’ingresso in Gran Bretagna per una non meglio precisata “istigazione all’estremismo” – provvedimento che la petizione invoca, ma che spetterebbe al governo – è stata esclusa esplicitamente dal cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, citato dal Financial Times. Secondo il numero due di Cameron, non sarebbe questa «la risposta giusta alle parole pur insensate» del miliardario-candidato.

Intanto Trump continua a volare nei sondaggi

Nonostante le critiche, Trump conferma di non avere rivali, al momento, sul fronte repubblicano. Secondo l’ultimo sondaggio di New York Times e Cbs condotto dal 4 all’8 dicembre, il 35% degli elettori repubblicani sostengono il re del mattone newyorchese. Allo stesso tempo, però, i due terzi degli americani temono una sua elezione: la proiezione rivela infatti che il 24% ha espresso preoccupazione e il 40% paura per ciò che il miliardario newyorkese potrebbe fare se andrà alla Casa Bianca. Il candidato alle primarie del Grand Old Party stacca di 19 punti Ted Cruz, che si trova in seconda posizione con il 16%. Ben Carson è invece terzo al 13%, seguito da Rubio al 9%. Tutti gli altri candidati, compreso Jeb Bush, sono sotto al 4%.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *