Nessuno traduce le intercettazioni dei rom per paura: processi a rischio
Rischia di saltare il processo di Ostia al clan Spada, ma anche altri processi nel resto d’Italia, perché gli interpreti dal rom si rifiutano di tradurre le intercettazioni. A darne notizia Repubblica, attraverso la cronista Federica Angeli, che per le sue inchieste sulla mafia a Ostia è costretta a vivere sotto scorta. Meglio correre il rischio di una denuncia per favoreggiamento, lasciano intendere, piuttosto che essere oggetto di pesanti ritorsioni dei clan. Come ha raccontato il quotidiano romano, il caso è scoppiato mentre si celebrava il processo per estorsione con l’aggravante del metodo mafioso contro Carmine Spada, capoclan della famiglia rom di Ostia, cugino dei più noti Casamonica. Il presidente del tribunale di Roma Mario Bresciano ha scritto una lettera-appello al ministro della Giustizia, Andrea Orlando in cui ha spiegato la difficile situazione che la procura di Roma si trova ad affrontare. «La questione degli interpreti che hanno timore di ritorsioni dei clan e dunque si rifiutano di tradurre è gravissima. Quando mi è stato rappresentato il caso ho scritto a tutti i presidenti distrettuali. I colleghi di tutta Italia hanno lo stesso problema. Chiedo dunque al ministro della Giustizia di intervenire. Basterebbe un cambio della normativa o un’estensione della legge riservata ai collaboratori sotto copertura per garantire anonimato a questi interpreti rom».
Il caso esploso con il processo a un clan rom di Ostia
La denuncia sul processo di Ostia arriva proprio da Federica Angeli, che dal 16 luglio 2013 vive sotto scorta dopo aver denunciato una sparatoria tra componenti del clan Triassi e del clan Spada. «Ostia è un paradiso abitato da diavoli. Una Corleone – ha spiegato la cronista – dove da 30 anni tre famiglie malavitose (Spada-Fasciani-Triassi) agiscono sotto gli occhi di tutti e dove la malapolitica è sempre stata al servizio della criminalità organizzata». Attualmente, in carcere c’è una buona fetta del clan Spada: il capo storico, Carmine detto “Romoletto”, con l’accusa di estorsione con aggravante mafiosa. Il nipote Enrico, per spaccio, e il cugino Armando per corruzione con aggravante mafiosa. Armando è stato arrestato a novembre del 2014, assieme all’ex direttore dell’ufficio tecnico del municipio di Ostia: secondo le indagini lo stabilimento Orsa Maggiore era stato espropriato al Cral Ente Posta e affidato a una società riconducibile agli Spada. Ovviamente dietro pagamento di mazzette.