Su nozze gay e adozioni Renzi umilia il fido Alfano: maggioranza nel caos

29 Dic 2015 18:23 - di Marzio Dalla Casta

Non c’è solo l’opposizione a martellare Matteo Renzi per quel che ha detto nella consueta conferenza stampa di fine anno: qualcosa è andato storto anche ai suoi fedeli alleati di Ncd-Area Popolare (Alfano più Casini, per intenderci). Un qualcosa di non proprio marginale o di secondario ma, stando almeno alla veemenza delle reazioni, di primaria importanza: il ddl Cirinnà (arriverà al Senato il 26 gennaio prossimo), meglio conosciuto come il provvedimento sulle unioni civili. Messa così sembra niente, ma mentre per il Pd di Renzi (cattolici esclusi), quelli di Sel e gran parte del M5S quel testo comprende anche i matrimoni omosessuali e la cosiddetta stepchild adoption (adozione di bambini da parte di coppie gay), per i centristi della maggioranza, no.

Il premier: «Sì ai voti di M5S e Sel sui matrimoni gay»

La fibrillazione tra le due posizione ha l’aspetto intermittente di un fiume carsico e più di un giornale, anche tra quelli definiti autorevoli, ha azzardato l’ipotesi dell’esistenza di un patto tra Renzi e Alfano intorno ad un’approvazione immediata del ddl Cirinnà nella versione gradita ai centristi in cambio di un appoggio di questi ultimi alle elezioni amministrative. Nella sua conferenza stampa, invece, il premier ha raso al suolo queste voci negando in radice qualsiasi ipotesi di stralcio della stepchild adoption: «La stepchild – ha infatti tenuto a precisare – nasce come proposta della Leopolda nel 2012». Il premier è perfettamente consapevole che l’argomento è urticante per uno spezzone della sua maggioranza. Ma non se ne preoccupa più di tanto: «E’ un tema che divide – ammette -, anche dentro il Pd ci sono molte divisioni, e ce ne sono anche dentro FI. Ma io dico che dobbiamo portarle a casa, e che il 2016 non può che essere l’anno chiave». E ancora: «Non c’è alcun collegamento tra l’ok alle unioni civili e le amministrative, non è una questione legata al governo, non è, per esempio, un provvedimento sul quale il governo immagina di inserire la fiducia. Bisognerà lasciare a tutti libertà di esprimersi».

Il Ncd: «Subito il referendum se passa la legge Cirinnà»

Al di là del merito, la vicenda è tutta politica dal momento che il Pd – come ha anticipato la vicesegretaria Deborah Serracchiani in un’intervista al QN – è pronto a fare maggioranza con M5S, Sel e spezzoni forzisti. Ed è questo, più del merito, a preoccupare Alfano. Che, infatti, non parla lasciando che siano altri a sparare all’indirizzo del premier. E se Maurizio Lupi, capogruppo a Montecitorio, a proposito del ddl Cirinnà, parla di «forzature» che «non hanno riscontro nella nostra Carta costituzionale, nella nostra tradizione culturale e nell’idea di famiglia che hanno gli italiani in stragrande maggioranza», il deputato  Alessandro Pagano definisce «devastante» l’approvazione del testo con i voti dei Cinquestelle. «Da parte nostra – è la conclusione del parlamentare del Ncd – oltre alla mobilitazione di piazza, non esiteremo alla raccolta delle firme per un referendum abrogativo».

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