Pd nel caos per il caso Boschi. E allora ecco che rispunta il nome di Ruby…

16 Dic 2015 9:56 - di Gabriele Alberti

Persino l’ex premier Mario Monti non può negare l’imbarazzo che avvolge il Pd ed il governo Renzi sull’affaire delle Banche salvate che coinvolge in maniera significativa la famiglia del ministro Boschi. Col suo solito stile – dire e non dire – il professor Monti a suo modo è chiaro: «Non voterò la mozione di sfiducia contro il ministro Boschi, non è questa la maniera di risolvere i problemi emersi in questa vicenda, anche se è vero che potrebbero esserci alcuni aspetti da chiarire, soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra la banca e i familiari del ministro», dice il senatore a vita ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7.

Monti: “Boschi chiarisca: è questione di sensibilità”

Soprattutto, insiste Monti, «il ministro deve chiarire quelle cose che stanno presentando perplessità come la posizione dei familiari all’interno della banca. Penso sia un problema di sensibilità in chi sta al governo e ha rapporti con quella banca». E a proposito dei controlli presumibilmente mancati da parte degli oprgani di vigilanza del sistema bancario aggiunge:: «La Banca di Italia e la Consob sono due istituzioni rispettabili ma non sono infallibili e se lo si ritiene doveroso, ben venga un’indagine approfondita. Ma da parte della magistratura, perché temo che una commissione parlamentare d’inchiesta non porterà a risultati auspicabili». Chiarissimo. Dunque, non tanto tra le righe, desumiamo – se ce ne fosse stato ancora bisogno – che Renzi ha un problema enorme e che il conflitto di interessi per la Boschi si profila gigantesco. Sono chi non vuol vedere non lo vede. A tal punto che persino il grillino Di Maio, vicepresidente della Camera, non sospettabile di simpatie berlusconiane, sempre ospite del talk-show di La 7 ha ammesso che, se la questione tale e quale ai termini attuali si fosse verificata con Berlusconi e il centrodestra in sella a Palazzo Chigi, «il Pd avrebbe fatto barricate».

“Riciccia” Ruby

Però subdolamente, accade qualcos’altro che dà fiato a una sinistra in apnea: si materializza come per incanto – si fa per dire – “l’arma di distrazione” di massa. Ruby, naturalmente. Così, i siti e i media che contano annunciuano con grande enfasi e rulli di tamburo che è stata fissata per il prossimo 29 febbraio l’udienza preliminare, davanti al gup di Milano Laura Marchiondelli, a carico di Silvio Berlusconi, accusato di corruzione in atti giudiziari, e altre trenta persone imputate nell’ambito del così detto “Ruby ter”. Per Berlusconi, assolto nei mesi scorsi dalla Cassazione dalle accuse di concussione, spunta ora l’accusa di aver comprato con oltre 10 milioni di euro il silenzio o la reticenza della giovane marocchina. Il gioco è fatto: i riflettori mediatici possono ora “alleggerire” il caso Boschi e Banca Etruria e “attenzionare” le grane del Cavaliere, come se l’impatto sugli italiani fosse lo stesso. Il giudice ha disposto che l’udienza preliminare si aprirà nella maxi-aula della prima corte d’assise d’appello di Milano, dove si sono già tenute in passato altre udienze di processi a carico del leader di Forza Italia.

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