«Qualcuno vuole cancellare il Natale pensando di rassicurare l’Isis»
«Non è la prima volta che in Italia si prova a “prendere in ostaggio” il Natale di Gesù, usandolo per qualche vecchia o nuova polemica anticristiana o riducendolo a bandiera identitaria da agitare contro coloro che nutrono altre fedi». Lo scrive il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, portando ad esempio la Francia in cui, “nel nome della laicité”, “la fede dei liberi cittadini deve risultare invisibile”, come ha scritto Libération. E invece “è una follia la pretesa di scacciare e schiacciare negli angoli una dimensione così importante della vita personale e comunitaria”, sottolinea il giornale dei vescovi. «Colpisce che ci sia ancora qualcuno che pensa e agisce nella convinzione che la pubblica svalutazione delle fedi – mette in evidenza il direttore di Avvenire – e la metodica rimozione di feste, tradizioni e simboli religiosi sia la premessa del rispetto e della comprensione tra diversi. Cancellare il Natale cristiano, ridotto magari al rito commerciale, sarebbe uno dei modi per disinnescare il conflitto con l’islam fondamentalista (l’esilio dal Natale e del Natale e la sua espropriazione politica diventano il segno di una resa valoriale assai più profonda). Eppure la ferita che s’è aperta nella carne d’Europa con gli attentati stragisti di gennaio e novembre a Parigi – fa notare Tarquinio – testimonia l’esatto contrario». «Tutto si tiene – conclude – nel presepe dell’Italia e del mondo».