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Schiave del sesso coreane durante la guerra, il Giappone chiede scusa

Schiave del sesso coreane durante la guerra, il Giappone chiede scusa

Esteri - di Domenico Bruni - 28 Dicembre 2015 alle 13:54

La Corea del Sud e il Giappone hanno raggiunto un accordo sulla questione delle donne sudcoreane che durante la Seconda Guerra Mondiale furono costrette a lavorare come schiave del sesso per i militari nipponici. Lo ha annunciato il Giappone. Il ministro degli Esteri giapponese Fumio Kishida ha detto che il primo ministro, Shinzo Abe, offrirà le proprie scuse alla Corea del Sud e che Tokyo finanzierà un fondo da un miliardo di yen (circa 7,57 milioni di euro al cambio attuale) costituito da Seul e destinato ad aiutare le anziane ex vittime della schiavitù sessuale, conosciute come “donne di conforto”. La questione è la più grande fonte di attrito nelle relazioni tra i due Paesi. L’accordo raggiunto «segna l’inizio di una nuova era nei rapporti tra il Giappone e la Corea del Sud»: lo ha detto il ministro degli Esteri giapponese. Il premier nipponico, ha proseguito Kishida durante una conferenza stampa, chiede scusa dal suo cuore alle donne soggette alla schiavitù sessuale durante la Seconda Guerra Mondiale. La Corea del Sud ha sempre premuto sul Giappone per ottenere scuse convinte da parte del governo e risarcimenti per le ex schiave del sesso – che sarebbero state fino a 200mila – in una questione che ha messo a dura prova i rapporti tra i due Paesi.

Furono migliaia le schiave del sesso coreane per l’armata imperiale

Nel 1993 il Giappone aveva riconosciuto la sua responsabilità in una dichiarazione dell’allora capo di Gabinetto Yohei Kono. Quello di adesso è il primo accordo su questo annoso contenzioso dal 1965: «Abe, come primo ministro del Giappone, offre le sue scuse dal suo cuore e una riflessione per tutte coloro che hanno sofferto molto dolore e hanno cicatrici che sono difficili da rimarginare sia fisicamente, sia mentalmente», ha detto Kishida. Nell’ambito dell’accordo Abe ha accettato una profonda responsabilità per la questione e la Corea del Sud ha sottolineato che considererà la vicenda risolta in modo definitivo e irreversibile se il Giappone manterrà le sue promesse. Inoltre, la Corea del Sud rimuoverà una statua simbolo delle delle “donne di conforto” eretta da attivisti davanti all’ambasciata giapponese a Seul nel 2011. Entrambe le parti hanno anche concordato di non criticarsi più a vicenda sulla questione a livello internazionale. La maggioranza delle schiave del sesso erano sudcoreane, ma c’erano anche donne cinesi, filippine, indonesiane e di Taiwan. Solo 46 di loro sono ancora vive in Corea del Sud.

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28 Dicembre 2015 alle 13:54