La strategia dell’Isis per fare proseliti: una radio nascosta in Afghanistan
Da mesi impegnato a rafforzare la propria presenza in Afghanistan, l’Isis ha deciso ora di utilizzare non solo le armi, ma anche i media, per ingrossare le fila dei propri militanti. E per questo ha avviato una radio nella provincia orientale di Nangarhar. E così da una località sconosciuta non lontana dal confine con il Pakistan trasmette, in modulazione di frequenza, la “Voce del Califfato” che, fra versetti del Corano e notizie di «gloriose vittorie» del movimento, svolge un’operazione di proselitismo, incoraggiando i giovani afghani ad «abbracciare il messaggio del Califfo Abu Bakr al Baghdadi».
Inutile dire che le autorità afghane sono allarmate da questa novità. Responsabili del Consiglio provinciale hanno indicato che non si sa ancora da dove parta il segnale della radio che è ricevuto chiaramente nel capoluogo, Jalalabad City, e in molti distretti chiave. I responsabili della Ong “Nai-Sostenendo i media liberi in Afghanistan” hanno diffuso un comunicato in cui mettono in guardia che «il lancio di questa emittente radiofonica può avere un serio impatto negativo sulla situazione della sicurezza in tutto il Paese».
Nai chiede anche al governo di «utilizzare ogni mezzo offerto da tecnologie e servizi di intelligence per bloccare il funzionamento di simili media illegali» e di «impedire così il reclutamento di giovani attraverso una propaganda favorevole al terrorismo».
L’ingresso dell’Isis in Afghanistan, dovuto originariamente all’iniziativa di un comandante, Abdul Rauf Khadem, che nel 2014 visitò l’Iraq, è divenuta ormai un’ulteriore seria minaccia a cui devono far fronte le forze di sicurezza afghane ed il governo del presidente Ashraf Ghani.
Recentemente il comandante delle forze Usa e Nato in Afghanistan, generale John Campbel, ha sostenuto che i seguaci del gruppo terroristico stanno cercando di stabilire la loro base in Nangarhar, grazie all’adesione di gruppi di ex-talebani dell’ala più radicale e l’arrivo di militanti da Siria e Iraq.
In settembre anche l’Onu ha lanciato un allarme, pubblicando un rapporto in cui si confermava che l’Isis sta facendo progressi in territorio afghano e che ha accresciuto il numero dei suoi simpatizzanti grazie a reclutatori attivi in almeno 25 delle 34 province afghane. Oltre al contrasto della sua attività da parte di polizia ed esercito afghani, e indirettamente della missione Resolute Support della Nato, l’Isis deve però far fronte anche alla dura ostilità dei talebani dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, che l’hanno impegnato in scontri in vari distretti di Nangarhar.
Questo perché i talebani si propongono di conquistare il potere a Kabul e vedono quindi come fumo negli occhi il progetto, da loro considerato una utopia, della costituzione di un “Califfato” che si estenda dall’Atlantico alle Repubbliche ex-sovietiche.