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Terrorismo e web: ecco le strade della lotta all’Isis che passano per la Rete

Terrorismo e web: ecco le strade della lotta all’Isis che passano per la Rete

Cronaca - di Redazione - 5 Dicembre 2015 alle 15:25

Lotta al terrorismo e web: un binomio sempre più inscindibile. Il monitoraggio di cellule dell’Isis, di affiliati e simpatizzanti, non può prescindere dal potenziamento delle attività investigative in Rete. I profili Twitter vengono chiusi in continuazione, e allora proseliti e cani sciolti che fanno capo ai jihadisti del terrore trasferiscono le loro conversazioni sulle piattaforme digitali. È una delle tendenze registrate, dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre, dagli investigatori italiani che nella loro azione di contrasto al terrorismo dedicano una specifica attenzione, sempre maggiore, al web.

Lotta al terrorismo e web

«Non sottovalutiamo nulla e monitoriamo tale tipo di tecnologia sia sotto il profilo tecnico che investigativo», assicura a tal proposito Roberto Di Legami, direttore del Servizio polizia postale e delle comunicazioni in un’intervista a Poliziamoderna che, nel numero di dicembre, pubblica uno Speciale dedicato a questi temi. Che l’evoluzione della tecnologia consente a chiunque di potersi connettere alla Rete e utilizzare canali telematici criptati attraverso i quali veicolare le proprie comunicazioni, gli investigatori lo hanno segnalato subito. Il sistema Voip utilizzato dalla Playstation è tra quelli più difficili da intercettare, per il protocollo di cifratura utilizzato. È stato anche ipotizzato che, nell’ambito di una sessione di gioco on line, i terroristi potrebbero addirittura comunicare un breve messaggio componendo le parole con i buchi dei proiettili virtuali esplosi contro un muro o una parete del gioco. Si pensi a comuni videogiochi di guerra come Call of Duty, ModernWarfare o Crysis. Un’ipotesi in linea di principio ritenuta plausibile. «Pur essendo ancora in attesa della conferma che le perquisizioni successive agli arresti dei terroristi implicati negli attentati di Parigi abbiano portato al rinvenimento di consolle Playstation, e meno che meno che esse venissero utilizzate per le comunicazioni tra di loro, debbo dire che le nostre indagini non ci hanno sinora dato evidenze di una comune rilevanza di questo fenomeno», spiega Di Legami.

Squadre di “superpoliziotti”

«Per quanto attiene, invece, le successive attività forensi sugli hard disk contenuti nelle PS4, c’è da dire che benché il sistema operativo non sia dei più diffusi al momento – aggiunge il direttore del Servizio polizia postale e delle comunicazioni – risulta possibile ricavare informazioni sui messaggi scambiati, tramite applicativi Sony “Party” e “Messaggi”, ma anche notifiche, contatti di amici e altro, analogamente a come avviene per i messaggi scambiati su altri dispositivi (per esempio tramite WhatsApp), tutti facilmente disponibili e scaricabili dal web e generalmente ottimizzati per un uso su apparati mobili come gli smartphone, sia nelle piattaforme Android che IOS, Windows Phone e Blackberry». Occhio al web, dunque, ma anche superpoliziotti per rafforzare il contrasto al terrorismo. In 20 città italiane sono state attivate Unità operative di primo intervento (Uopi) della Polizia di Stato: squadre (ciascuna formata da cinque uomini) addestrate ad hoc per intervenire in caso di emergenza criminale di alto profilo munite di dotazioni particolari come un casco di protezione balistico (44 magnum), un giubbotto antiproiettile a prova di Kalashnikov, un’arma lunga ma anche bodycam e sistemi di puntamento laser.

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5 Dicembre 2015 alle 15:25