«Ho fatto troppi errori». I mea culpa di Sarkozy in un libro fresco di stampa
Je ne regrette rien, cantava l’indimenticabile Edith Piaf. Invece a leggere le anticipazioni del libro fresco di stampa di Nicolas Sarkozy, dal 25 gennaio nelle librerie francesi, monsieur le president ha molti rimpianti. Sentimentali e politici. È una lunga lista di mea culpa quella che occupa il volume La France pour la vie con il quale Sarkozy tenta il rilancio per la corsa alle presidenziali del 2017 nella speranza di far perdonare ai francesi (e agli europei) gaffe e clamorose cadute che hanno fatto di lui l’icona del politico delle grandi aspettative non mantenute. Una delusione cocente anche per la destra italiana, che nella entusiasmante stagione della corsa all’Eliseo del 2007 aveva visto nel caparbio sindaco di Neuilly di origini ungherese la speranza di una terza via, mai realizzata. L’icona della rupture, l’uomo nuovo che strappa con i vecchi elefanti della destra transalpina, si è rivelato un politico scaltro, arrogante e persino goffo nei suoi autogol.
I pentimenti di Sarkozy
In 260 pagine, tra aneddoti e riflessioni sociologiche sulla Francia, Sarzkoy ammette con insolita umiltà la sua disfatta nel maggio 2012 e racconta il ritorno sull’arena politica dopo due anni di pausa. Non è un’opera di ricordi né un progamma politico per le primarie repubblicane anche se l’analisi lucida, ai limiti dell’autoflagellazione, del suo mandato presidenziale (2007-2012) sa di prezzo da pagare, almeno mediaticamente, per un ritorno pesante sulla scena francese. Sarkozy vuota il sacco anche dal punto di vista personale. Con Hollande, per esempio, dice di non avere nessun «conto in sospeso» ma non nasconde l’irritazione per il comportamento del leader socialista nei confronti di sua moglie Carla Bruni in occasione del passaggio di consegne all’Eliseo. «All’ingresso è stato di una freddezza al limite della buona educazione». Ma all’ex presidente della Repubblica non è piaciuto neanche il trattamento riservato all’ex compagna, Valérie Trierweiler, da cui Hollande si è separato dopo lo scoop del settimanale Closer sulla sua love story (segreta?) con l’attrice Julie Gayet.
L’errore con Bolloré
Politicamente non si contano gli errori di Sarkozy, unico capo di stato nella storia della Repubblica ad aver subito un fermo di custodia cautelare per un caso di corruzione. «Siamo stati, me compreso, troppo lassisti con comportamenti che la Francia non può più tollerare», scrive riconoscendo tra gli errori imperdonabili quei giorni (immortalati sui giornali di tutto il mondo) trascorsi a riposarsi dalle fatiche elettorali sullo yacht del miliardario Vincent Bolloré. «Fu un errore di valutazione incontestabile, ancora oggi mi domando come abbia potuto commettere un simile sbaglio». Bisogna arrivare a pagina 94 per trovare la lista delle imprese di cui Sarkozy può andare fiero. C’è spazio anche per un ritratto di Alain Juppé, del quale si definisce grande amico, e per negare i cattivi rapporti con il suo primo ministro François Fillon («Sono rimasto colpito dalla caricatura secondo la quale lo avrei umiliato. Che idea assurda!»). Poi svela i consigli del vecchio Giscard d’Estaing alla vigilia del faccia a faccia con Hollande il 2 maggio 2012, «non rispondete alle provocazioni e agli attacchi personali, non cedete alla rissa da strada, i francesi non vogliono questo». Sull’immigrazione il “nuovo” Sarkozy è categorico: «Si tratta né più né meno di rifiutare l’ingresso sul territorio nazionale di gente che scappa dalla grande povertà. L’immigrazione, se non sarà regolata in tempi stretti, farà esplodere il nostro patto sociale e priverà i paesi di emigrazioni di forze vive delle quali hanno un grande bisogno». Parole di sicura presa tra i francesi, sempre che abbiano ancora voglia di farsi sedurre dall’ex presidente della Repubblica.