Marò, l’India ci prova: «Ridateci Latorre». E su Girone è sempre buio

13 Gen 2016 14:05 - di Priscilla Del Ninno

Massimiliano Latorre resterà in Italia. Il permesso concesso per motivi di salute – per affrontare le terapie dopo una grave ischemia cerebrale che lo ha colpito e che richiede tuttora cure delicate – si prolunga (con buona pace del Kerala, pescatori e non): e anche su questo c’è una indecorosa confusione giuridica che anima un conflitto sulle competenze sempre più acceso. Così, se per la Corte Suprema indiana il permesso si può estendere fino al 30 aprile, e comunque non prima del 13 aprile – come spiega una nota diffusa dall’India – quando è previsto un aggiornamento processuale mirato ad esprimersi «sulla vicenda del fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, in attesa di acquisire la posizione del Governo di New Delhi»; per la Farnesina, invece, sulla base della sentenza del Tribunale del Mare di Amburgo del 24 agosto scorso, va ritenuta «preclusa ogni decisione da parte della Corte Suprema indiana relativamente al fuciliere Latorre e va pertanto ritenuto che egli possa restare in Italia per tutta la durata del procedimento arbitrale internazionale avviato dal governo il 26 giugno 2015». «L’Itlos stabilì infatti – ricorda la Farnesina in una sua nota – la sospensione da parte di India e Italia di tutti i procedimenti giudiziari interni» sul caso dei Marò. Ma se, per il momento, almeno per quanto riguarda il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre, è stabilito che possa restare in Italia per tutta la durata del procedimento arbitrale internazionale, il destino del collega Salvatore Girone è ancora tutto da definire: e il militare continua a rimanere in India, in ostaggio delle decisioni continuamente rimandate di un organismo che è stato di fatto sollevato dall’incarico decisionale affidato a terzi, come in attesa che l’esecutivo italiano faccia sentire la propria voce, trovando le parole chiare per rivendicare il diritto del militare a tornare alla sua vita, drammaticamente sospesa dal 12 febbraio 2012; e fin qui oltraggiata dall’inconcludenza delle iniziative istituzionali varate a vuoto da almeno tre governi di centrosinistra… Insomma, nel disperato e continuo tentativo mosso dal gigante asiatico di tenere appesi a un cappio i due militari italiani, l’India continua ad alimentare l’equivoco del conflitto sulle competenze del caso; ecco allora, riassunte in un rapido schema, le ultime, concitate – e purtroppo non ancora risolutive – tappe della vicenda.

I Marò Latorre e Girone: le (ultime) tappe della vicenda

1) La Corte Suprema indiana dichiara che Massimiliano Latorre resterà in Italia fino al 30 aprile: l’Alta corte indiana ha deciso, e annunciato, l’estensione della permanenza in Italia del Marò fino al 30 aprile.

2) Ma, contestualmente all’annuncio indiano, la Farnesina ricorda come, sulla base della sentenza del Tribunale del Mare di Amburgo del 24 agosto scorso, l’Italia «ritiene che sia preclusa ogni decisione da parte della Corte suprema indiana relativamente al fuciliere Massimiliano Latorre e che, pertanto, egli possa restare in Italia per tutta la durata del procedimento arbitrale internazionale avviato dal governo il 26 giugno 2015».

3) Ma visto che, in base all’Ordine del Tribunale Internazionale per il Diritto del Mare del 24 agosto 2015, che aveva stabilito la sospensione da parte di India e Italia di tutti i procedimenti giudiziari interni, «il governo ritiene che sia preclusa ogni decisione da parte della Corte Suprema indiana relativamente al fuciliere Latorre», lo stesso esecutivo cosa pensa di fare per riportare a casa nel fattempo anche Salvatore Girone, rimasto solo in India a difendere la bandiera dell’onore militare e a “congelare” la sua vita, e in parte anche quella dei suoi familiari che ne aspettano il rientro da quattro anni?

4) E, per cercare di ottenere anche una sola riposta al quesito – ad oggi ancora una volta evitato dal premier, come dai ministri degli Esteri e della Difesa – è tornato a incalzare sulla questione il deputato di Forza Italia Elio Vito che, proprio in queste ore, su Facebook ha scritto: «Nel febbraio del 2012, quattro anni fa, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ricevettero l’ordine ingiusto e sbagliato di scendere sul territorio indiano dalla nave italiana che avevano protetto da un attacco pirata, ed a causa di quell’ordine ingiusto e sbagliato hanno trascorso da innocenti cento giorni nelle tristi prigioni del Kerala e quasi quattro anni nelle mura della nostra Ambasciata a Delhi… Nel marzo del 2013, rientrati in Italia per un breve permesso – prosegue Vito –, ricevettero un altro ordine sbagliato ed ingiusto e fecero ritorno in India, con uno straziante preavviso di poche ore, per essere sottoposti ad un procedimento in un Paese che prevede tutt’ora la pena di morte, nonostante avessero ricevuto pubbliche assicurazioni sulla loro permanenza a casa. Non vi è alcun dubbio sul fatto che una Commissione parlamentare d’inchiesta dovrà accertare le cause e le responsabilità di questi e di altri gravi errori e di questi ordini sbagliati ed ingiusti». Ordini che, almeno nel caso del permesso concesso a Latorre, non hanno avuto nuovi, erronei, aggiornamenti.

5) Le proteste del Kerala. Indignano oltre misura, infine, gli allarmi diffusi e le rivendicazioni avanzate dai pescatori del Kerala, e raccolte dal governatore dello Stato meridionale del Kerala, Oommen Chandy, in un veemente invito rivolto al primo ministro Narendra Modi a far in modo che il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre rientri in India «nei tempi previsti dalla sua licenza».

 

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