Meloni apre alla norma anti fannulloni. Ma per Brunetta è un bluff di Renzi
Fannulloni licenziati in 48 ore? Il centrodestra è pronto a vedere il bluff del governo Renzi. «Per anni a destra – commenta Giorgia Meloni – abbiamo sostenuto la necessità di una tolleranza zero, da parte della politica, nei confronti dei dipendenti pubblici fannulloni e assenteisti perché sono persone che rubano lo stipendio e che offendono i milioni di disoccupati e i tanti lavoratori onesti della pubblica amministrazione. A causa dell’opposizione della sinistra e dei sindacati – prosegue il presidente di Fratelli d’Italia An – non abbiamo potuto fare molte delle riforme che avevamo proposto. Oggi pare che la sinistra di Renzi si sia ricreduta e che si voglia su questo andare fino in fondo. Siccome noi non siamo come la sinistra a Matteo Renzi, se vuole essere serio su questo tema, garantiamo già da ora il nostro sostegno». Si dice più scettico, invece, Renato Brunetta: «Il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, fa tutto per la propaganda, anche nel caso dei licenziamenti per i dipendenti assenteisti nella pubblica amministrazione. Renzi sbandiera licenziamenti in 48 ore, non ci riuscirà, perché è anche incostituzionale». Il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando con i giornalisti in sala stampa a Montecitorio ne è convinto: «Renzi non dice che le leggi per licenziare i fannulloni o i furbetti del cartellino ci sono già e portano il nome di Brunetta e di Berlusconi. Lui gioca tutto per fare propaganda e la propaganda, però, alla fine gli si ritorce contro come un boomerang».
La norma anti fannulloni? Per Landini è demagogia
Una indiretta conferma a quanto sostenuto da Brunetta arriva da una sponda politica insospettabile. Maurizio Landini liquida come una mossa demagogica la proposta di Renzi. «Ho le sensazioni che tutte le volte che le cose non vanno si debba inventare un obiettivo nuovo e rilanciarlo. Oggi questo obiettivo è dire che bisogna licenziare quelli che rubano o che non fanno il loro lavoro, ma questo – sostiene il segretario della Fiom, in sintonia con quanto detto da Brunetta – è previsto già nei contratti di lavoro».