Poteva esistere un altro Msi? Un libro indaga sulle destre “alternative”
Sarà in libreria il 10 febbraio L’altro Msi. I leader mancati per una destra differente (Giubilei Regnani, pp. 170, euro 15), uno studio di Annalisa Terranova che indaga volti e passaggi meno noti della destra italiana al fine di ricostruirne la storia, più ricca e variegata di quanto si creda, attraverso i profili di personaggi che ebbero il coraggio di vagheggiare una politica differente (Romualdi, Massi, De Marzio, Rauti, Tarchi, Niccolai, Mennitti) fino a giungere all’analisi dell’esperimento fallito di Futuro e libertà animato da Gianfranco Fini. Di seguito alcuni passi della prefazione al libro, firmata dal giornalista e scrittore Antonio Carioti.
Oltre a Giorgio, dopo Giorgio
Sguardo magnetico, mimica incisiva, voce impostata. Magistrale capacità di utilizzare i più diversi registri dell’oratoria, dal sentimentale all’enfatico, ma con una certa predilezione per il sarcastico. Tono generalmente garbato, ma non privo di punte polemiche anche molto aspre. Giorgio Almirante ci sapeva fare davanti al suo uditorio, nel quale riusciva a far scattare di volta in volta l’entusiasmo, la commozione, la collera. Non a caso veniva da un’affermata famiglia di attori. Ma sarebbe sbagliato ridurne il carisma a un virtuoso esercizio di arte drammatica: nella sua leadership c’era della sostanza politica e anche chi osteggiava il neofascismo se ne accorgeva eccome.
Dalla fine degli anni Sessanta alla sua scomparsa, nel 1988, Almirante è stato la personificazione del Msi, di cui peraltro era stato segretario anche nei primi tempi dopo la fondazione, fino al 1950. In mezzo, la fase di assestamento del partito su posizioni conservatrici e atlantiche, gestita dal mediatore Augusto De Marsanich, e poi la lunga leadership di Arturo Michelini (dal 1954 alla morte, nel 1969), che però aveva esaurito la sua spinta dinamica verso l’inserimento nell’area governativa già nel 1960, con la breve esperienza di appoggio all’esecutivo guidato da Fernando Tambroni e i gravi disordini di Genova, che avevano portato all’annullamento del congresso missino convocato nella città ligure e poi a scontri sanguinosi in altre località del nostro Paese.
Il Msi non fu una forza monolitica
Per la massa dell’elettorato Almirante era l’unico volto del Msi. Ma il guaio è che lo stesso valeva all’incirca anche per gli osservatori esterni, compresi gli studiosi di storia e politologia, che per lungo tempo guardarono al partito della Fiamma in modo superficiale e distratto: basti dire che il primo lavoro su base scientifica dedicato al neofascismo, opera di Piero Ignazi per le edizioni del Mulino, giunse nel 1989. Un saggio pionieristico, intitolato Il polo escluso, che aveva qualche limite, ma anche e soprattutto molti meriti, tra i quali quello di evidenziare come il Msi non fosse affatto una forza monolitica, ma racchiudesse al suo interno diverse anime. Cementato dal comune richiamo nostalgico al fascismo, il mondo della Fiamma era tuttavia diviso su come andasse interpretata l’esperienza mussoliniana e su quale fosse la maniera migliore di tradurre quel patrimonio ereditato dal passato in un’azione politica efficace.
Ritratti vivaci e bene informati
Annalisa Terranova, attraverso i ritratti vivaci e ben informati di alcune personalità rilevanti, approfondisce quell’aspetto, spesso trascurato, dell’esperienza missina: dà conto del pluralismo di un partito che era solito seguire i suoi capi, in primo luogo Almirante, con uno spirito fideistico piuttosto acritico, ma senza rinunciare a discutere, anche in modo acceso, sulla propria identità e le prospettive da perseguire. Al di là degli stereotipi, il Msi non fu soltanto saluto romano, doppiopetto e manganello. E non si esaurì neppure nella propensione immobilista e nella studiata retorica nostalgica di Almirante, dietro le quali vi era peraltro la fondata consapevolezza di come un assetto politico fondato sulla centralità democristiana offrisse al Msi spazi di manovra tristemente esigui. Dalla Fiamma tricolore si sprigionarono anche valide energie intellettuali tese a definire una strategia alternativa, che non trovarono sbocchi vincenti in parte per via della loro tendenza all’astrattezza e in parte per le condizioni ambientali proibitive in cui si trovarono ad operare.
Dalla ricca galleria che ci offre Annalisa Terranova tutto ciò emerge in modo nitido, così come risaltano le profonde differenze tra i diversi «leader mancati» di cui l’autrice traccia i profili.