Roma, Giachetti in campo alle primarie del Pd. Ma la sinistra è già in frantumi
Matteo Renzi rompe gli indugi e cala la carta di Roberto Giachetti nelle primarie romane del Pd. Romano, 55 anni, vicepresidente della Camera dei Deputati in questa legislatura, Giachetti è cresciuto alla corte di Marco Pannella (tuttora ha la tessera del Partito Radicale). Successivamente, aderisce ai Verdi con i quali approda all’elezione di consigliere circoscrizionale della Capitale. Dal ’93 al 2001 consolida il sodalizio con di Francesco Rutelli di cui sarà prima capo della segreteria e poi capo di gabinetto.
Fassina: «Giachetti? Un estremista del Jobs Act. Mi candido con Sel»
Giachetti annunciato la propria candidatura con un video nel corso del quale ha tentato di far rivivere l’orgoglio dei militanti romani messo a dura prova dal fallimento della giunta Marino e dal coinvolgimento massiccio del Pd nell’inchiesta Mafia Capitale. La rassegnazione è il suo nemico: «Dobbiamo perdere la delusione acquisita negli anni», è stato il leit motiv del suo messaggio. Nel frattempo, però, deve fare i conti con l’agguerrita concorrenza alla sua sinistra. «Lo conosco Giachetti – commenta ironicamente Stefano Fassina, che ha lasciato il Pd per dare vita ad un nuovo gruppo -, è stato un ultrà del Jobs Act, dell’Italicum, della revisione costituzionale, della controriforma della Rai, delle trivellazioni. E queste sono le ragioni principali che mi hanno spinto fuori dal Pd». Fassina che la candidatura dell’ex-radicale finirà per fugare i dubbi di Sel nei suoi confronti.
Storace: «Primarie anche da noi. Palazzo Grazioli non basta»
La decisione di Giachetti di partecipare comunque alla corsa interna al Pd nonostante l’imprimatur di Renzi, strappa un inatteso «in bocca al lupo» anche al suo possibile rivale per il Campidoglio Francesco Storace, che coglie al volo l’occasione per rilanciare le primarie nel centrodeestra: «Per candidarsi a sindaco di Roma Giachetti vuole le primarie. Noi non possiamo accontentarci di palazzo Grazioli».