Tutti “assolti” per i funerali cafoni dei Casamonica (forse è colpa del morto)
Si sapeva che sarebbe andata a finire così. Tutti “assolti” per i funerali cafoni di Vittorio Casamonica che bloccarono mezza Capitale e fecero fare un’incredibile figura di palta a tutta l’Italia in mondovisione. Autorità politiche ed istituzionali non hanno responsabilità penalmente rilevanti per il funerale show di Vittorio Casamonica, storico capo dell’omonimo clan, tenutosi a metà dello scorso agosto nel quartiere Cinecittà, a Roma. Una cerimonia in stile hollywoodiano, con sfoggio di carrozza e cavalli, un corteo di 250 auto, lancio di petali di rose da un elicottero e la banda musicale che intonava le note de “Il Padrino“, che indignò l’opinione pubblica. Forse è solo colpa del morto che è morto.
La Procura di Roma, dopo aver accertato che non sussistono illeciti da parte dei presunti responsabili chiamati in causa in un esposto presentato dal movimento politico “Lega Italica“, ha chiesto al gip l’archiviazione del procedimento.
Nell’esposto, finito al vaglio del sostituto procuratore Roberto Felici, si puntava l’indice su autorità politiche ed istituzionali della Capitale con particolare riferimento alla mancata adozione di iniziative che evitassero alla cerimonia funebre di assumere il carattere della celebrazione di un clan.
Il caso fu al centro di una serie di polemiche riguardo le autorizzazioni concesse per il corteo funebre, che creò problemi di traffico in quel settore della città, e per l’uso di un elicottero per il lancio di petali al passaggio della salma.
Gli stessi esponenti della famiglia Casamonica rivendicarono che si trattò di un funerale svolto nella tradizione della nota famiglia di sinti radicata a Roma dagli anni ’70.
La vicenda, specie la falla che fece da sfondo a tutta la cerimonia, non provocò cadute di teste.
Il funerale show di Vittorio Casamonica, commentò il prefetto Franco Gabrielli, è stata «una vicenda gravissima», che «ha dato l’impressione di una città non controllata», ma originata in sostanza da un difetto di circolazione delle informazioni tra le forze dell’ordine.
Parte delle polemiche investirono l’allora sindaco Ignazio Marino in vacanza negli Usa. Quell’episodio, tuttavia, un effetto l’ha sortito: la creazione – come annunciato dallo stesso Gabrielli – di «un nuovo modello informativo, un gruppo di raccordo con tutte le forze dell’ordine, per indirizzare ai vertici del sistema le informazioni che servono».