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Viespoli: «Se il Sud non lo si recupera da destra, non lo si recupera più»

Viespoli: «Se il Sud non lo si recupera da destra, non lo si recupera più»

Home livello 2 - di Antonio Pannullo - 20 Gennaio 2016 - AGGIORNATO 21 Gennaio 2016 alle 08:42

«Sud, una questione nuova», è il titolo del convegno organizzato a Napoli da Azione Nazionale per sabato 23 gennaio alle ore 10 presso l’aula consiliare di Santa Maria la Nova. I lavori saranno così articolati: dopo l’introduzione di Fausto Orsomarso, Marco Cerreto, Gabriella Peluso e Andrea Santoro, vi saranno le relazioni sull’argomento di Mario Landolfi e Adriano Giannola. Seguirà una tavola rotonda con Raffaele Fitto, Giuseppe Scopelliti, Nello Musumeci e Pasquale Viespoli sul tema “Cresce il Sud, cresce l’Italia». Abbiamo chiesto di illustrare il significato del convegno proprio a Pasquale Viespoli, già sottosegretario di Stato del III governo Berlusconi al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, nonché parlamentare di Alleanza Nazionale e del Pdl, sindaco della sua città, Benevento, dal 1993 al 2001. In precedenza era stato consigliere comunale del Msi per due mandati, nel 1985 e nel 1990. «Partiamo dal titolo – ci dice Viespoli -: è chiaro che è una provocazione, perché in realtà la questione meridionale così come l’abbiamo conosciuta sinora non c’è più. Quando il Mezzogiorno presenta dei dati demografici che non ci sono mai stati dall’Unità d’Italia, quando il sistema universitario non attira più, né all’interno né all’esterno,quando gli investimenti subiscono una nuova crisi; quando, a tutti i soliti, conosciuti problemi del Sud oggi se ne aggiungono di nuovi, ecco, quando accade tutto questo ci troviamo di fronte a un nuovo terribile scenario: c’è il serio rischio – denuncia Viespoli – che in prospettiva troveremo un meridione senza più meridionali, forse il governo la vuole risolvere così, l’antica questione: con una desertificazione lenta ma inesorabile del Mezzogiorno».

Viespoli: il Sud è ormai uscito dall’agenda di governo

«Ma c’è poi un’altra questione – spiega Viespoli – passata inosservata: è dal 2001 che il Mezzogiorno è di fatto uscito dalla Costituzione. Perché fu modificato l’articolo 119 dove c’era ben specificato il superamento del divario nord-sud, articolo modificato dalla famosa riforma del centrosinistra. Centrosinistra – prosegue Viespoli – che non ha mai sollevato seriamente la questione, ma anzi, con quella riforma, ha cancellato la missione relativa al Sud. E anche il centrodestra, un po’ pigro e subalterno al centrosinistra, non ha mai agitato in modo significativo la questione, che di fatto è scivolata via dall’agenda di governo». «Quindi, una forza autenticamente di centrodestra dovrebbe individuare e sostenere una nuova missione nazionale per il Sud, che è poi quella dei diritti fondamentali, dalla mobilità alla salute, dalla sostenibilità all’istruzione». «Tra l’altro – dice l’esponente di Azione Nazionale – nessuno rileva più che il Mezzogiorno finora ha pagato più di altre aree l’ingresso in Europa, perché quando si elimina la leva fiscale è chiaro che a soffrire di più sono le regioni più debili e fragili, che di fatto mantengono solo i costi. E nel Sud, grazie ai governi locali e in particolare a quelli regionali, gli imprenditori pagano ad esempio più Irap, con il risultato di avere solo una fiscalità di svantaggio anziché di vantaggio, come dovrebbe essere. Il risultato è che le imprese meridionali oggi pagano più tasse quindi perdono competitività». Per questo, sostiene Viespoli, il problema è ora nazionale: «Lo sviluppo del Sud è un interesse comune: e se non cresce, non cresce l’Italia». In conclusione, Viespoli ricorda un celebre convegno del 2007 a Bari, intitolato «Sud, un’altra idea», nei cui atti c’è un preciso programma per la rinascita del Mezzogiorno: «Ed è da lì che dobbiamo partire – conclude – le idee ci sono. Quello che oggi manca è una forza politica che le sostenga, e se il Sud non lo si recupera da destra, non lo si recupera più».

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20 Gennaio 2016 - AGGIORNATO 21 Gennaio 2016 alle 08:42