
10 febbraio: le istituzioni ricordano, ma con qualche omissione di troppo
Home livello 2 - di Lisa Turri - 10 Febbraio 2016 - AGGIORNATO 14 Febbraio 2016 alle 18:06
Nel Giorno del Ricordo, i portavoce delle istituzioni non si tirano indietro. Ricordano, anche loro, ma con qualche autocensura di troppo. Basta andarsi a leggere – con una robusta dose di pazienza – le dichiarazioni ufficiali, a cominciare dal tweet di Matteo Renzi, scarno come si conviene a un premier: “Ricordiamo sempre le vittime delle foibe e i nostri fratelli e sorelle che furono costretti a lasciare la loro terra #GiornodelRicordo”. Meglio di lui Laura Boldrini, che ha il coraggio di nominare le autorità comuniste jugoslave responsabili del massacro delle foibe e anche di riconoscere che troppo a lungo la verità sugli infoibati è stata censurata. Ne dovrebbero fare tesoro le giovani generazioni se le scuole si occupassero davvero di questo pezzo di memoria italiana (impegno che viene lasciato alla volontà dei singoli istituti o dei singoli docenti). Un punto su cui si sofferma il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini esortando scuola e università a fare la loro parte per far conoscere un crimine commesso in nome di un “cieco nazionalismo”. Solo odio etnico, o non anche odio ideologico nutrito dal comunismo? Meglio sorvolare. Per arrivare alla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, che a margine delle celebrazioni chiosa: “Giusta è la legge che fissa per la Repubblica e per tutti i cittadini il dovere di ricordare che un prezzo fu pagato – ha continuato – per la sconfitta in una guerra sciagurata, e che quel prezzo lo pagarono degli Italiani a misura di sangue e privazioni, colpevoli solo d’avere le loro radici sulla sponda sbagliata dell’Adriatico. Terrorizzati, cacciati, spogliati di tutto e uccisi, poi umiliati o anche derisi dai loro stessi fratelli Italiani, e infine sepolti in un oblio di decenni: l’Italia aveva ed ha tuttora l’obbligo di riconoscere tanto strazio e tanta ingiustizia”. E qua scopriamo che le foibe furono il frutto di una guerra sciagurata e non uno dei crimini, tra i più sciagurati, del comunismo jugoslavo. Celebrare sì, dunque. Rendere omaggio anche, ma con qualche omissione di troppo. Siamo sicuri che sia questo il modo giusto per rendere giustizia a una pagina oscurata della nostra storia?
di Lisa Turri