Affittopoli, Alemanno aveva trovato la soluzione. Ma poi è arrivato Marino
Il 70% degli immobili della cosiddetta “lista Tronca” era stato destinato alla dismissione dalla giunta Alemanno. Un’operazione che avrebbe portato 230 milioni nelle casse del Comune di Roma e con la quale, soprattutto, lo scandalo dell’affittopoli capitolina sarebbe stato risolto già 4 anni fa, a beneficio dell’equità sociale: il centrodestra aveva destinato parte del ricavato della vendita a progetti di autorecupero e alla realizzazione di nuove case popolari.
La soluzione del centrodestra all’affittopoli romana
La vicenda è, letteralmente, agli atti: quelli amministrativi. La decisione della giunta Alemanno è contenuta nella delibera 43 dell’ottobre 2012 e sarebbe divenuta un’azione politica se le urne non avessero consegnato il Campidoglio nelle mani del centrosinistra, con la giunta Marino che, come ricorda ora Gianni Alemanno, prima «ha messo nel cassetto e poi, nel 2015, addirittura stracciato il piano di dismissione». «Il dato veramente eclatante», sottolinea poi l’ex sindaco, è che se la strada segnata dal centrodestra fosse stata seguita, «il caso “affittopoli” oggi sarebbe praticamente risolto».
Gli immobili dello scandalo già nella “lista Alemanno”
Sono i numeri a parlare: dei 571 immobili dello scandalo scoperchiato da Tronca, 411 erano stati messi in vendita con la delibera della giunta Alemanno, compreso il famoso immobile vista Colosseo che è diventato un po’ il simbolo dell’affittopoli romana. Dal confronto tra le due liste, quella di Alemanno e quella del commissario capitolino, che in così larga parte coincidono, emerge anche che, come ha sottolineato l’ex sindaco, «né il precedente piano di dismissione di Veltroni risalente al 2007, né tantomeno il sindaco Marino avevano mai messo mano alla questione, lasciandola semplicemente silenziata in qualche cassetto degli uffici del Patrimonio».
«Roma paga il buonismo di Veltroni e le scelte di Marino»
«La realtà – ha quindi commentato Alemanno – è che Roma paga ancora oggi le scelte fatte dalla sinistra in trent’anni di governo di questa città. Da una parte i danni anche sociali causati dal piano dismissioni di Veltroni improntato al falso buonismo, che di fatto legalizzava le occupazioni abusive, riconoscendo nella delibera n. 206 del 2007 una quota pari al 25% da riservare agli occupanti. Dall’altra parte – ha proseguito Alemanno – la Capitale sconta le scelte ingiustificate di Ignazio Marino, che invece di vantarsi oggi di aver fatto luce sul problema degli affitti stracciati, dovrebbe spiegare ai cittadini perché decise di bloccare il nostro piano di dismissioni che, con la vendita di oltre il 70% degli immobili oggi contestati, avrebbe di fatto risolto il caso “affittopoli”». E avrebbe consentito di liberare risorse per fare della Capitale una città non solo più attenta a chi ne ha veramente bisogno, ma anche più moderna: dei 230 milioni, infatti, il 15% era stata destinato all’edilizia residenziale pubblica e l’85% alla realizzazione di opere pubbliche.