Bossi sulle tangenti “punzecchia” Maroni e sui voti rimpiange Fini

17 Feb 2016 16:47 - di Redazione
bossi

Riappare dalle retrovie, Umberto Bossi, e dalle colonne di un’intervista rilasciata a Repubblica, propone il suo sommario – e laconico – riassunto della situazione politica, analizzando in pillole – dall’inevitabile commento sulla tangentopoli lombarda al bacino d’utenza elettorale a cui attingere per i prossimi appuntamenti con le urne, passando per le ipotesi di leadership nel centrodestra – di tutto un po’.

Bossi, Salvini e i voti della destra

Ma se sull’arresto del consigliere ed ex senatore leghista Fabio Rizzi, il senatùr intervistato dal quotidiano di Mario Calabresi  non fa sconti allo scandalo riconoscendo l’inevitabilità del contraccolpo interno – «Mi dispiace perché ci fa perdere voti e temo che Maroni venga compromesso direttamente anche lui, visto che ha preso l’interim della sanità» – sul carisma esercitato in seno al Carroccio da parte del suo leader, Matteo Salvini, Bossi non ha dubbi: lo scandalo tangenti in Lombardia non colpisce il segretario Matteo Salvini, «è un’altra storia». Di più: commentando ruolo presente e progettualità futura dell’attuale numero uno del partito da lui fondato, Bossi dichiara: «Vuole decidere tutto da solo». La domanda dell’intervistatore, a quel punto, sorge spontanea: «Forse Salvini cerca i voti della destra?». «Ma no – risponde lapidario il senatùr – per quei voti fai tornare Fini in campo e vedrai che lui li prende»…

Bossi e la leadership nel Carroccio

E dal Transatlantico – dove Bossi è stato intercettato dal cronista parlamentare che lo ha intervistato – alla bouvette – dove il colloquio si è concluso – di spazio per discettare su tutto un po’ ce n’era eccome. E del resto la cronaca di queste ultime ore ne ha offerti fin qui di spunti… Eppure, quanto al fatto che l’attuale segretario del Carroccio abbia ricordato le «tante cose buone» fatte da Mussolini – la previdenza, la bonifica dell’Agro pontino… – Bossi si affretta a tagliare corto: «Sono cose vere, ma non si sottolineano. Non si dicono…». Sarà per questo che, facendo suo un vecchio detto, tra i fasti del passato e le incognite future, tra Maroni e Salvini, Bossi ha scelto di chiudere l’intervista con una battuta sulla possibilità che nel partito stia crescendo la nostalgia per la sua leadership: «Un po’ sì. Diciamo che si stava meglio quando si stava peggio…».

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