Denunciati Alfano e Renzi: «Non hanno espulso chi ha sgozzato mio figlio»
Chiama in causa civilmente il ministero dell’Interno, Angelino Alfano, ma anche quello della Giustizia, Andrea Orlando oltre alla presidenza del Consiglio dei ministri. Sono stati citati tutti per danni (per un totale di due milioni di euro) dai familiari di David Raggi, il 27enne di Terni ucciso nella notte tra il 12 e il 13 marzo del 2015, fuori da un locale di piazza dell’Olmo, da un marocchino ubriaco. Ad annunciare l’avvio del procedimento, la cui prima udienza è prevista il 6 giugno prossimo davanti al tribunale di Roma, è stato stamani l’avvocato della famiglia Raggi, Massimo Proietti, che domani provvederà a notificare l’atto di citazione alle parti. In particolare il Viminale, ha spiegato il legale, è stato chiamato in giudizio per la mancata espulsione dall’Italia del presunto omicida, il 30enne Amine Aassoul (condannato a 30 anni di reclusione con rito abbreviato e ora in attesa dell’appello), dopo che la sua richiesta di asilo politico era stata respinta a settembre 2014 dalla commissione territoriale di Siracusa.
Il ministero di Alfano citato per danni
Nel frattempo era stata respinta dal tribunale di Caltanissetta anche la richiesta di sospensiva, in attesa dell’esito del ricorso presentato dal nordafricano. Al ministero della Giustizia viene invece contestata la mancata esecuzione di un provvedimento di cumulo di pene a carico dello stesso marocchino, in base al quale avrebbe dovuto scontare 6 anni e otto mesi di reclusione per vari reati. «Aassoul non doveva essere a Terni al momento dell’omicidio – ha detto il legale – ma a questi due profili già noti se ne aggiunge un altro: chiamiamo in causa infatti la presidenza del Consiglio per il mancato recepimento della direttiva europea 80 del 2004, che prevede l’istituzione di un fondo di garanzia a tutela delle vittime dei reati gravi commessi da nullatenenti. Questa direttiva non è mai stata applicata dall’Italia, ma permetterebbe la liquidazione almeno delle provvisionali decise in sede di condanna, 400 mila euro». Due le sentenze, una emessa dal tribunale di Torino e l’altra da quello di Roma, che hanno già riconosciuto l’indennizzo a favore di familiari di vittime di reati in mancanza dell’istituzione del fondo. «Non è l’aspetto economico ad interessarci – ha commentato Diego Raggi, il fratello di David – ma vogliamo dare un segnale perché nessuno patisca più quello che stiamo patendo noi. La colpa di quanto successo a mio fratello è dello Stato, perché sono mancati i controlli».