Gay, la Cirinnà contro i renziani: «Pago le loro porcate». Nel Pd è guerra totale
Dopo il buco nell’acqua del Senato, nel Pd è ormai tutti contro tutti sul ddl Cirinnà. E a provocare l’ennesima lacerazione è proprio la senatrice prima firmataria della legge sulle unioni gay che, intervistata dal Corriere della Sera, accusa: «Sto pagando le porcate fatte da certi renziani in guerra che volevano un premietto. Pago le delusioni di chi, e sono tanti, nutriva forti aspettative nell’ultimo rimpasto di governo. Stavano tutti lì ad aspettare una promozione. Chi voleva guidare una commissione, chi avrebbe voluto diventare sottosegretario… E allora sono scattate volgari ripicche, atteggiamenti disgustosi in Aula e fuori».
Così le unioni gay fanno implodere il Pd
Dunque, indice puntato non più solo contro la vituperata area cattolica del partito, ma contro la stessa maggioranza renziana, che in tutta risposta invoca responsabilità, salvo attaccare a propria volta la (ormai ex?) paladina dei presunti diritti negati. Di «insinuazioni infondate» ha parlato il capogruppo Pd al Senato Pier Luigi Zanda, aggiungendo che per approvare la legge «è necessario un supplemento di responsabilità da parte di tutti». E se il senatore Franco Mirabelli ha bollato quelle della collega come «dichiarazioni sbagliate e fuori luogo», per il senatore Andrea Marcucci, firmatario del “canguro”, «di tutto abbiamo bisogno meno che di giudizi sommari e di sbalzi d’umore».
Il centrodestra: «Governo e Pd in preda a uno psicodramma»
«Sulle unioni civili bisogna rientrare nel giusto binario, il riconoscimento dei diritti a chi oggi non ne ha. Tutto il resto, le parole della senatrice Cirinnà sembrano invece la sceneggiatura di uno psicodramma», ha commentato la portavoce di Forza Italia Mara Carfagna, invitando il Pd a mettere da parte le posizioni ideologiche e a votare «una legge che riconosca diritti, doveri e responsabilità delle coppie omoaffettive, senza equiparazione al matrimonio, rimandando la stepchild adoption a una riforma generale delle adozioni in Italia». E di «un testo scritto male, che porta alla sostanziale liberalizzazione dell’utero in affitto con la conseguenza di offendere la maternità, svilendola nel suo valore più alto», ha parlato Altero Matteoli, chiedendo che «il Pd spieghi se tutto questo rientri tra i diritti civili». «C’è solo da sperare – ha concluso il senatore azzurro – che le menti più avvertite e di buon senso del Pd riflettano sulla portata delle prescrizioni inserite nel disegno di legge e che si ravvedano prima di determinare divisioni insanabili nella società italiana».