Anche in Emilia si truffa sul terremoto: 650.000 euro per lavori mai effettuati
Avevano pianificato tutto a tavolino. Prima creando alcune società ad hoc, poi stipulando contratti preliminari di compravendita di immobili, quindi acquisendo quote societarie attraverso operazioni di finanziamento, infine con il pagamento di false fatture emesse anche da società estere. Era ben congegnata ma non ha retto alla verifica della guardia di Finanza la truffa architettata e messa a segno per gonfiare i contributi erogati alle aziende per la ricostruzione del dopo-terremoto in Emilia.
Le Fiamme Gialle di Ferrara, alla fine di un’indagine molto articolata, hanno sequestrato beni e denaro per 650.000 euro denunciando alla Procura della Repubblica di Ferrara sette ferraresi: 4 per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e altri 3 per riciclaggio.
L’indagine dei finanzieri della tenenza di Cento, in provincia di Ferrara, ha messo in luce l’irregolarità dei contributi pubblici concessi dalla Regione Emilia-Romagna a una impresa centese che aveva falsamente certificato danni per oltre 2 milioni di euro a fabbricati e macchinari aziendali.
Per gonfiare l’importo dei lavori e ottenere finanziamenti più cospicui rispetto a quelli effettivamente dovuti, la società proprietaria dell’immobile era ricorsa all’utilizzo di false fatture per 650.000 euro, fatture emesse per lavori mai eseguiti e documentati da una società del tutto sconosciuta al fisco.
Parte dei contributi, 250.000 euro, erano stati già individuati e sequestrati dalle Fiamme Gialle nel giugno 2015 alla stessa società titolare del fabbricato lesionato nel maggio 2012, diretta destinataria della prima tranche di finanziamenti pubblici.
Successivamente i finanzieri sono riusciti a rintracciare anche il resto della somma, 400.000 euro, che il sodalizio era riuscito ad ottenere quando la Regione Emilia Romagna, parte lesa, aveva liquidato la tranche a favore della impresa, di fatto inesistente, che aveva falsamente documentato di aver effettuato opere di ripristino sul fabbricato.
I soldi illecitamente ottenuti erano stati fatti confluire nella disponibilità di tre degli indagati, attraverso conti intestati a società di comodo a loro riconducibili. Per ostacolare il rintraccio del denaro gli indagati hanno realizzato una serie di operazioni fittizie con società create ad hoc.
Ora il gip di Ferrara ha disposto il sequestro di beni immobili e disponibilità finanziarie (saldi attivi di conto corrente, libretti al portatore, gestioni patrimoniali e fondi comuni) per un valore complessivo di circa 400mila euro.