La Scuola di magistratura ci ripensa: annullata la lezione della Faranda

3 Feb 2016 14:50 - di Eleonora Guerra
adriana faranda

La Scuola della magistratura ha deciso di annullare l’incontro con gli ex terroristi Adriana Faranda e Franco Bonisoli, che avrebbero dovuto tenere una lezione alle toghe sulla giustizia riparativa. La decisione, annunciata con un comunicato in cui l’appuntamento è stato bollato come «inopportuno», è arrivata dopo due giorni di dibattito infuocato sull’iniziativa inizialmente presa dalla scuola. Un dibattito che ha provocato una spaccatura feroce all’interno della magistratura e reazioni politiche sconcertate.

Per Rampelli un «paradosso» tutto italiano

Di «paradosso che accade in Italia» aveva parlato Fabio Rampelli, partendo da una domanda: «Può la riabilitazione del condannato arrivare fino al punto di fargli insegnare la giustizia a chi la protegge da sempre?». «La giustizia riparativa pensa alle vittime e ai loro familiari», aveva quindi ricordato il capogruppo di FdI alla Camera, sottolineando che «la presenza dell’ex terrorista rossa Faranda alla scuola dei magistrati per tenere un corso di formazione su questo tema offende il principio stesso di giustizia sia per l’argomento trattato sia per i destinatari, i magistrati». «Comprendiamo lo sconcerto: far tenere lezioni a chi li voleva uccidere è uno curioso modo di concepire la giustizia riparativa», era stata la conclusione di Rampelli. Di presenza che «lascia perplessi» aveva parlato poi il capogruppo di Area popolare alla Camera, Antonio Marotta, mentre non risulta che sull’argomento si fossero fatte sentire altre voci della maggioranza, né che la questione fosse arrivata in alcun modo all’attenzione del ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Le proteste all’interno della magistratura

Ma sulla questione avevano continuato a protestare anche settori della magistratura e singole toghe. Di «incredulità» e «sconcerto» per la scelta della Scuola della magistratura aveva parlato la corrente Autonomia&Indipendenza, attraverso i suoi dirigenti Piercamillo Davigo e Alessandro Pepe. «La spettacolarizzazione conseguente a una simile iniziativa nuoce anche alla ricerca di nuove vie, quali la giustizia riparativa, e, al di là delle intenzioni, rischia di offendere la memoria delle vittime», si leggeva in una nota dell’associazione, mentre il presidente delle misure di prevenzione del Tribunale di Milano, Fabio Roia, aveva parlato di «un’iniziativa assolutamente inopportuna e sbagliata» e di «una grave caduta sul piano formativo del Comitato direttivo della Scuola della magistratura». «Assolutamente appropriato», invece, per Roia, l’intervento del Comitato di presidenza del Csm che ha chiesto alla Scuola una marcia indietro. Un intervento che, alla fine, deve essere stato risolutivo.

 

 

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