Libia in fiamme, ma la Pinotti diserta: «Impensabile intervenire» (video)
«La Libia può essere stabilizzata solo con l’intervento delle forze locali. Un intervento militare di occupazione del paese sarebbe impensabile». Lo ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, al programma “La telefonata” di Maurizio Belpietro su Canale 5. Il primo piano da affrontare per quanto riguarda la Libia, ha spiegato il ministro, «è la stabilizzazione, che è difficile da immaginare senza una interlocuzione con i libici stessi. Per questo aspetto – ha riconosciuto – è un segnale negativo la fumata nera per il voto al governo di unità nazionale e siamo preoccupati per i continui rinvii». «Quando il governo libico si sarà insediato – ha proseguito Pinotti – ci sarà bisogno di dare una mano per la sicurezza con addestratori e anche forze di protezione e a questo stanno lavorando 19 nazioni con il coordinamento dell’Italia». Altro tema, ha sottolineato, «è la lotta al terrorismo. Negli ultimi mesi si è registrata un’avanzata della presenza dell’Isis e quindi si sta lavorando con gli alleati al tema dell’antiterrorismo. Bisognerà vedere – ha aggiunto – se da parte dell’Onu ci sarà un invito ad impedire l’avanzata dell’Isis, ma senza la Libia che collabora anche questo tema risulta difficile da affrontare».
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Sulle notizie di stampa che mercoledì hanno dato conto della presenza di forze speciali francesi in Libia, la Pinotti preferisce glissare: «Non commento le vicende che riguardano un altro paese, ma in passato accelerazioni unilaterali non hanno aiutato la Libia». «Nelle riunioni ufficiali – ha aggiunto Pinotti – il ministro francese ha sempre riconosciuto all’Italia il ruolo di coordinamento per quanto riguarda la situazione in Libia».
L’appello dell’Onu sulla Libia: “Occorre agire”
La posizione pilatesca del nostro governo va in collisione con quanto registrato dall’Onu. Il caos politico in Libia favorisce l’incremento di abusi e violazioni dei diritti umani che costituiscono spesso crimini di guerra. Lo stima un rapporto della Commissione diritti umani dell’Onu (Unhrc) che punta l’indice contro tutte le fazioni in campo. Il rapporto di 95 pagine documenta dal 2014 a oggi centinaia di casi di abusi, torture, assassinii mirati, rapimenti, reclutamento di bambini nelle milizie. Particolarmente grave la situazione per i migranti: sono oltre 3.000 quelli in carcere nella sola Libia occidentale, dove patiscono abusi, stupri e non hanno alcuna tutela giuridica. La Commissione chiede al Consiglio di Sicurezza di monitorare di più la situazione nel Paese, e alla comunità internazionale di consentire alla Corte penale internazionale di portare avanti le indagini e assicurare alla giustizia i responsabili.