Ricordo di Dino Grammatico, patriota e poeta, protagonista del Msi siciliano

22 Feb 2016 17:29 - di Antonio Pannullo

All’indomani dello sbarco alleato in Sicilia, l’Operazione Husky, nel luglio del 1943, proprio mentre gli italiani si scoprivano tutto a un tratto dalla parte degli anglo-americani, ci fu in Sicilia, e segnatamente nel Trapanese, qualcuno che pensò di rimanere fedele al fascismo, costituendo una vera e propria cellula di opposizione all’invasione. Era un gruppo di otto ragazzi e una ragazza, Maria, che compì atti di sabotaggio più che altro culturale e simbolico, ma questo non impedì agli anglo-americani di arrestarli, processarli e condannarli: una addirittura alla pena di morte (poi commutata). In questa cellula c’era un ragazzo 19enne che sarebbe diventato un punto di riferimento culturale e politico non solo per la Sicilia, ma per l’Italia intera, Dino (Cataldo) Grammatico, di cui il 22 febbraio ricorre l’anniversario della scomparsa, avvenuta a Palermo nel 2007. Grammatico aveva 82 anni, e ne aveva fatta di strada quel ragazzo che decise di mantenere fede alla parola data e di difendere la sua terra da quella che considerava un’autentica invasione ingiustificata. Sulla vicenda di questa cellula è stato scritto un bel romanzo, Il bosco di Rinaldo, scritto da Sergio Marano, anch’egli facente parte del gruppo. Quella vicenda fu il primo processo politico nell’Europa occupata e anche il primo caso di resistenza solo ideale, non armata. Grammatico fu condannato a dieci anni di reclusione dal tribunale alleato dell’Amgot per sabotaggio, ma scontò due anni e mezzo, uscendo per effetto dell’amnistia nel 1946. Uscito dall’Ucciardone, si laureò in Lettere e Filosofia e iniziò a insegnare.  Ma oltre a essere un uomo politico, Grammatico era anche un poeta, e fu sotto lo pseudonimo di Dino D’Erice (lui era nato proprio nel bellissimo centro del Trapanese) che pubblicò le sue raccolte di poesie per le quali ha ottenuto nella sua vita numerosi premi letterari e riconoscimenti di ogni tipo.

Dopo la guerra Grammatico aderì senza esitazioni al Msi

Ma la politica era la sua grande passione, così, in quegli anni di incertezze e di sbandamento, lui di dubbi non ne ebbe e aderì all’appena costituito Movimento Sociale Italiano, fondando, insieme con Alfredo Cucco, la prima Federazione del Msi siciliana. Segretario provinciale di Trapani, nel 1951 fu eletto per la prima volta all’Ars, l’Assemblea regionale siciliana, dove sarebbe rimasto per sette legislature, diventando anche capogruppo. Ma nel 1958 avvenne l’operazione nella quale Grammatico rivestì un ruolo da protagonista e da innovatore: la giunta Milazzo. In quell’anno il presidente della Regione Silvio Milazzo attuò un’esperienza inedita che scosse dalle fondamenta le certezze della politica così come si era sino allora vissuta, operazione che prese il nome di Milazzismo. In pratica formò una giunta composta dall’Unione cristiana sociale (il suo partito), Psdi, Pli e Msi, il cui assessore all’Agricoltura fu proprio Grammatico. A lui si deve la riforma delle cantine sociali, i cui benefici effetti continuano a farsi sentire ancora oggi. E non è finita: la giunta era appoggiata dal Psi e dal Pci, allora guidato da Emanuele Macaluso. Milazzo riuscì insomma ad esautorare clamorosamente la Democrazia Cristiana dal governo della regione. Grammatico rievocherà questa esperienza alcuni anni dopo in un libro, La rivolta siciliana del 1958: il primo governo Milazzo. Ma Grammatico non ebbe solo questo merito, ne ebbe anche un altro, importantissimo agli occhi di Giorgio Almirante e di tutto il popolo missino: fu sindaco missino del paese di Custonaci dal 1960 al 1970 e poi dal 1980 al 1985, fatto impensabile in quegli anni in cui i sindaci missini si contavano sulle dita di una mano. E fu un sindaco attivo e apprezzato, che dette impulso alle attività culturali ed economiche della zona. Tanto che Custonaci gli ha dedicato il Centro Studi Dino Grammatico. Deputato, assessore, sindaco: ma anche all’interno del suo partito, il Msi, Grammatico rivestì cariche significative. Per molti anni fece parte del Comitato centrale, dell’Esecutivo nazionale e segretario regionale. Fu inoltre vice presidente dell’Anci-Sicilia nonché vice presidente della Fondazione della Cassa centrale di Risparmio Vittorio Emanuele, dove condusse una dura battaglia per salvare la Sicilcassa e i risparmi dei siciliani dalle manovre dei poteri forti. Fu inoltre presidente e animatore di numerose fondazioni e associazioni culturali e sociali. Ha fondato e diretto moltissime pubblicazioni, ci ha lasciato numerose raccolte poetiche e una decina di saggi politici e culturali.

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