Siria, l’Isis colpisce al cuore la città lealista di Homs: decine di morti
Nuovo attentato terrorista dell’Isis alla città siriana di Homs, riconquistata nel 2012 dall’esercito regolare di Damasco. Due forti esplosioni hanno scosso la città in mattinata. Lo riferiscono diversi media locali, secondo i quali ci sono molte vittime. Secondo la tv di Stato siriana, la doppia esplosione a Homs ha causato almeno 46 morti e decine di feriti. La tv di Stato ha precisato che le esplosioni sono avvenute nel quartiere filogovernativo di Zahraa, obiettivo anche in passato di attacchi jihadisti di questo tipo. L’osservatorio siriano per i diritti umani ha aggiunto che la prima esplosione è stata causata da un’autobomba, mentre per la seconda c’è incertezza se sia stata opera di un terrorista suicida con una cintura esplosiva o provocata da un’altra autobomba. Almeno 46 persone sono morte e un centinaio sono rimaste ferite nella doppia esplosione di Homs. Lo conferma l’Osservatorio siriano per i diritti umani. La nuova ondata di attentati terroristi islamici si innesta nella serie di sconfitte che l’Isis sta subendo a opera sia dei bombardamenti russi sia dell’esercito di Assad sia dell’esercito dei curdi-siriani, questi ultimi a loro volta colpiti duramente dai turchi, contrari a ogni Stato indipendente curdo nel loro territorio. Infatti, sotto attacco da forze curdo-siriane sostenute dagli Stati Uniti, l’Isis sabato ha perso un’importante giacimento di gas nella Siria orientale e una cittadina strategica tra Mosul e Raqqa, rispettivamente roccaforti jihadiste di Iraq e Siria. Questo si verifica mentre l’annunciato cessate il fuoco in Siria, su cui Russia e Usa si erano accordati a Monaco di Baviera, viene rimandato sine die nonostante gli sforzi diplomatici del segretario di Stato John Kerry impegnato in un tour regionale tra Europa e Medio Oriente. Le opposizioni siriane sostenute dall’Arabia Saudita ribadiscono di essere favorevoli a una temporanea cessazione delle ostilità, ma affermano che la tregua deve essere rispettata da tutte le parti, tra cui Iran e Russia principali sponsor delle forze lealiste siriane.
In Siria le forze di Damasco stanno riconquistando posizioni
Dopo aver parlato di Siria con il suo collega britannico Philip Hammond, incontrato di persona a Londra, Kerry si è poi recato in Giordania, dove vedrà Re Abdallah. In viaggio Kerry ha avuto una conversazione telefonica col suo omologo russo Serghiei Lavrov. Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri russo, i due hanno sottolineato “i progressi fatti nelle forniture di aiuti umanitari nelle zone assediate del territorio siriano”. Sul terreno, nelle ultime ore le milizie curdo-siriane Ypg hanno conquistato il giacimento di gas di Jabse, nel nord-est della Siria nei pressi di Shaddadi, località chiave lungo l’Eufrate e snodo tra i territori Isis di Iraq e Siria. L’avanzata dei curdo-siriani si inserisce nell’offensiva delle cosiddette Forze siriane democratiche (Fed), un ombrello di gruppi militari guidati dalle Ypg e sostenuti a livello logistico dagli Usa e dalla copertura aerea della Coalizione anti-Isis diretta da Washington. Negli ultimi giorni le Fsd erano avanzate a danno dell’Isis a sud di Hasake, inserendosi lungo la strada tra Raqqa e Dayr az Zor. Ma hanno anche approfittato della campagna aerea russa nella regione di Aleppo per conquistare territori a danno dei fondamentalisti arabi sostenuti da Turchia e Arabia Saudita. Proprio l’inasprimento della violenza nell’area di Aleppo rimane al centro delle schermaglie diplomatiche tra Turchia e Russia. Mosca conduce dal 30 settembre scorso una campagna aerea a sostegno delle forze governative, dei Pasdaran iraniani e di varie milizie sciite filo-iraniane libanesi e irachene. Il sostegno russo ai curdi a nord di Aleppo e il loro avanzamento a ridosso del confine turco ha scatenato la reazione di Ankara che bombarda con l’artiglieria posizioni dell’Ypg e delle Fsd nel nord della Siria. Proprio su questo Lavrov, parlando con Kerry, ha rimarcato rimarcato “l’inammissibilità” per Mosca “delle azioni provocatorie della Turchia in violazione dell’integrità territoriale della Siria”. E il governo di Damasco ha accusato la Turchia di “violare in modo oltraggioso” e di “commettere crimini contro siriani”. Dal canto suo il presidente turco Tayyep Recep Erdogan ha criticato nuovamente gli Stati Uniti per il loro sostegno alle milizie curdo-siriane Ypg.