Assalto al prof: Panebianco depone in Procura contro i collettivi di sinistra
Due ore davanti al Pm Antonella Scandellari per ricostruire modi e circostanze delle contestazioni subite da groppuscoli di sinistra durante le lezioni del corso di “teorie della pace e della guerra”, il 22 e il 23 febbraio, a Scienze politiche. Poi Angelo Panebianco, docente universitario ed editorialista del Corriere della Sera, è uscito dall’ingresso principale della Procura di Bologna. Quando ha visto alcuni giornalisti e fotografi in attesa, ha allungato il passo, facendo intendere di non essere disponibile per rispondere alle loro domande. La Procura procede d’ufficio per interruzione di pubblico servizio sui due episodi, che hanno visto vittima l’insegnante e protagonisti esponenti di due diversi collettivi: una quindicina gli attivisti identificati dalla Digos, a stretto giro saranno formalizzate le denunce. L’audizione del professore è stata “ordinaria attività di approfondimento investigativo”, si è limitato a dire il procuratore aggiunto di Bologna Valter Giovannini, delegato ai rapporti con la stampa. La contestazione a Panebianco, adesso sottoposto a tutela, riguardava il contenuto di un suo articolo sulla guerra in Libia, non condiviso dagli studenti dei collettivia e Hobo. I primi hanno provato a portare il loro messaggio contro la guerra anche all’inaugurazione dell’anno accademico, lunedì, ma sono stati sgomberati senza violenza dalle forze dell’ordine. I secondi, oltre ad aver continuato a presidiare Scienze Politiche, hanno preso di mira Matteo Salvini, martedì in visita alla città, rivendicando il fantoccio appeso a testa in giù dal ponte ferroviario di via Matteotti. Mentre il leader leghista probabilmente farà denuncia, come annunciato, il collettivo lamenta di aver avuto la pagina Facebook temporaneamente bloccata dal social network, oltre alla cancellazione delle foto del pupazzo, evidentemente perché segnalate da qualche utente agli amministratori. Continuano intanto gli attestati di solidarietà a Panebianco. L’ultimo, da parte dei docenti di Scienze politiche dell’università di Firenze. In un avviso a pagamento pubblicato sul Corriere di Bologna, ribadiscono la fiducia “nel metodo del libero e civile confronto di idee tra persone di diversi e contrastanti orientamenti ideali e politici: questa è la prima lezione che dobbiamo a noi stessi e a tutti gli studenti che frequentano l’università”.