Bruxelles sotto attacco, il flop degli 007: i russi li avevano avvertiti, ma…

22 Mar 2016 17:02 - di Ginevra Sorrentino

E al dolore si aggiunge la recriminazione: quella sul ruolo – disatteso se non mancato – dell’intelligence belga. L’ultima sfida dell’Isis colpisce Bruxelles, la città più blindata e presidiata d’Europa che si è dimostrata vulnerabile come non avrebbe mai dovuto essere, meno che mai in questi giorni: a 48 ore dall’arresto di Salah – stanato dopo quattro mesi lì dove era sempre stato – e a giorni dai blitz delle forze dell’ordine nei covi sospetti di presunti terroristi. Vulnerabile e colpita in pieno petto, Bruxelles, cuore pulsante della Ue, dove risiede l’organismo istituzionale tra i più monitorati del vecchio continente.

Terrorismo a Bruxelles, il flop degli 007

Militari, soldati corpi speciali disseminati sul campo: eppure i terroristi, in spregio a sistemi difensivi e lavoro d’intelligence, sono arrivati a colpire l’aeroporto più militarizzato d’Europa; ad agire nella metropolitana, in pieno centro, trafitta nella sua stazione nel ventre della città, a pochi passi dalle istituzioni europee. Due esplosioni in due target sensibili come il trasporto pubblico e l’aeroporto della capitale: allo scalo di Zaventem, alle 8 del mattino, e neanche un’ora dopo, alla fermata metro Maelbeek. Due colpi inferti in luoghi a dir poco simbolici, nell’ora di punta, e come se non bastasse in una città da mesi sotto stretta sorveglianza militare, e nel mirino dei terroristi islamici per le indagini a tappeto sulla rete jihadista e che, dopo i blitz delle scorse settimane e l’arresto della primula rossa, Salah Abdeslam, non ha avuto il tempo di rialzare il capo e provare a guardare avanti che, immediatamente, è stata risucchiata nel gorgo di sangue e di morte in cui l’ha trascinata quest’ultima sequela di stragi. E anche in questo caso, come all’indomani degli attentati di Parigi del 13 novembre, si parla di flop degli 007, di lacune nel servizio di sicurezza. E la spirale di recriminazioni e accuse, da un lato lascia presupporre la presenza di una fitta rete di fiancheggiatori, di un «sistema» organizzato e impenetrabile, capace di eludere l’attività di un’intelligence pesantemente al centro delle polemiche.

Bruxelles, gli 007 russi avevano allertato i servizi belgi?

E allora, in queste ore di dolore e morte, la polemica incombe come un avvoltoio, rilanciata da una delle tante – ma significative? – notizie diffuse sugli attentati di Bruxelles: quella secondo cui i servizi segreti russi avevano allertato gli 007 belgi di possibili attacchi da parte dei militanti dell’Isis, e nello specifico, del fatto che, tra i possibili individui a “rischio” erano stati indicati i fratelli Ivan e Alexei Dovbash, cittadini bielorussi, e Marat Yunusov, originario del Daghestan ma in possesso di un passaporto bielorusso. Lo riporta in queste ore LifeNews, ma  l’emittente ne aveva dato notizia già lo scorso 14 marzo. Una notizia oggi aggiornata dall’annuncio dei servizi bielorussi pronti a dichiarare che sarebbero attualmente in corso «accertamenti». I fratelli Dovbash, invece, contattati in giornata dalla radio bielorussa Libertà, hanno però «negato ogni coinvolgimento».

Bruxelles, gli 007 avevano ammesso: mancano mezzi contro gli attacchi

E prontamente è arrivata la risposta – non proprio rassicurante – degli 007 belgi che, alle polemiche e alle accuse hanno risposto: «Le risorse della polizia e delle forze di sicurezza belghe sono al limite, e mancano i mezzi per monitorare centinaia e centinaia di persone sospettate di terrorismo». Un’allarme che oggi, alla luce di quanto accaduto, acquista nuovi inquietanti risvolti, e che è stato lanciato da una fonte dei servizi segreti belgi già una settimana fa, in un’intervista al sito Buzzfeed. «Non abbiamo gli uomini e non abbiamo le infrastrutture per indagare o monitorare centinaia e centinaia di persone sospettate di avere legami con il terrorismo jihadista. Come non abbiamo i mezzi per seguire centinaia di dossier e indagini aperte su questi temi», aveva ammesso il funzionario – che è voluto rimanere anonimo – durante l’intervista. È una situazione impossibile… e, onestamente, molto grave», aveva aggiunto. Oggi se ne è avuta la riprova nei fatti.

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